Vendite in leggero calo a maggio. Piccola ripresa delle botteghe
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fonte:
- La Sicilia.it
Roma. Le vendite al dettaglio hanno fatto registrare un calo a maggio: lieve flessione su aprile (-0,1%) e seria caduta (-0,6%) su base annua. L’ Istat spiega che sul dato mensile pesa il risultato negativo (-0,5%) dei consumi alimentari. L’ unico fatto nuovo è che, nel confronto annuo, la grande distribuzione scende del 2,1%, mentre i piccoli negozi vedono crescere le vendite dello 0,2%. Non passa giorno che non si parli di crisi della domanda interna: famiglie in difficoltà ad arrivare a fine mese; il peso dei consumi obbligati (affitti, utenze domestiche, bollette varie). La frequenza dei dati statistici sui consumi è quasi giornaliera, si misura la febbre 4-5 volte la settimana. La malattia è una forma di "anemia economica". Il potere d’ acquisto si riduce come i globuli rossi in un’ emorragia. Famiglie e botteghe muoiono di consunzione. L’ ufficio studi di Confcommercio riconosce che la dinamica di acquisto dei prodotti alimentari è il riflesso del peggioramento generale della qualità della spesa. Di qui la previsione una decelerazione dell’ attività economica nella seconda metà dell’ anno e la revisione al ribasso delle stime di crescita: dall’ 1% allo 0,8%. L’ organizzazione agricola Cia scrive che "gli italiani non hanno i soldi e tagliano anche le spese ‘ incomprimibili’ come i generi alimentari". E’ una cura dimagrante al carrello della spesa. Il presidente nazionale della Confeuro, Rocco Tiso, preannuncia una "questione agricoltura", dovuta all’ incapacità di riformare e innovare la filiera agroalimentare. Nessuna delle riforme richieste (credito alle piccole imprese, occupazione giovani nei campi, tutela produzione e territorio) è stata avviata. Per la Coldiretti, nell’ ultimo decennio, gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie sono passati a 450 a 350 Kg, con una caduta del 22%. La causa, i prezzi che possono anche quadruplicare nel passaggio dal produttore al consumatore. In dieci anni, si sono quasi dimezzate le aziende ortofrutticole. La Confesercenti si consola perché la grande distribuzione è in calo e i piccoli negozi in modesta ripresa. Ma il Codacons teme che "di questo passo, migliaia di esercizi commerciali rischiano di chiudere i battenti entro fine anno". Si propone di tenere aperte le botteghe la domenica, con prezzi scontati del 20%. La Federdistribuzione, dopo aver notato che – rispetto allo scorso anno – non c’ è stato un solo mese con variazioni positive, chiede subito liberalizzazioni. Si gira intorno agli stessi problemi: redditi bassi = bassi consumi; potere d’ acquisto ridotto = incapacità di comprare; riforma fiscale = rischi per il debito pubblico; riforma distributiva = necessaria ma le corporazioni dicono no. Allora dobbiamo rassegnarci che una potenza industriale come l’ Italia abbia problemi di fame come un Paese sottosviluppato?
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