Vacanze boom: scatta la ripresina
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fonte:
- Libero
Tra viaggi di fine anno, saldi imminenti e produzione industriale, il 2009 si avvia alla chiusura accompagnato da diversi segnali di fiducia. E spiana la strada alla "ripresina" tanto attesa nel 2010. Qualche giorno fa la svolta dell’ umore dei consumatori era stata annunciata dal miglioramento dell’ indice Isae sulla fiducia. Ma la sorpresa arrivata dai dati sul turismo supera le previsioni. Ben dieci milioni e mezzo di italiani sono già in vacanza o si accingono a partire. Secondo i calcoli effettuati da Unioncamere-Isnart per l’ Osservatorio nazionale del turismo, 8,6 milioni di italiani hanno scelto una destinazione nazionale per trascorrere il Natale o il Capodanno, 1,4 milioni partiranno o sono già partiti per l’ estero, mentre 560mila – includendo indecisi e aficionados del last minute – non avevano ancora individuato la meta nel momento in cui è stata condotta l’ indagine. L’ incremento sul 2008, quando si sono registrati 5,8 milioni di vacanzieri, è stupefacente: 4,7 milioni in più, ovvero un balzo dell’ 81 per cento. Più partenze ma budget dimezzato «L’ aumento degli italiani intenzionati a concedersi un periodo di vacanza in queste festività – sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – indica che c’ è una moderata ripresa di fiducia da parte delle famiglie. E’ un buon segnale per il turismo, settore fondamentale per la nostra economia». La montagna resta la meta preferita per 4 milioni di italiani (38,6%), mentre altri 3,3 milioni raggiungeranno invece le città d’ arte (31,6% delle vacanze programmate in Italia) e 1,5 milioni (15%). Ma se aumenta il numero dei turisti di fine anno, il budget si riduce. Che è come dire che più italiani mostrano maggiore fiducia sul futuro rispetto a un fine anno piuttosto cupo come fu quello del 2008, ma non ancora abbastanza da sbilanciarsi in vacanze costose. La previsione di spesa è di 279 euro per le vacanze domestiche e di 775 euro per quelle all’ estero – circa la metà rispetto allo scorso anno. In totale se ne andranno in viaggi natalizi poco meno di 3,5 miliardi di euro, meno dei 3,77 miliardi spesi un anno fa. Quello che si risparmia in vacanze, comunque, pare destinato ad essere speso nella stagione dei saldi, dopo un anno in cui i consumi sono stato molto deboli. Una stagione di sconti che stavolta sarà inaugurata in largo anticipo. Molte grandi città cominceranno infatti già dal 2 gennaio. Per la gioia delle famiglie, e non senza qualche mugugno di quei commercianti che all’ anticipazione dei saldi addossano la colpa dei magri affari di questi ultimi giorni. Ma alla fine gli affari sono affari, e anche i commercianti faranno buon viso a cattivi prezzi (per loro). In fin dei conti, per gli esercizi al dettaglio di abbigliamento e calzature i saldi invernali rappresentano il 21% del fatturato annuo. Conto alla rovescia per i negozi Mentre si infiamma il dibattito sull’ istituzione di una data unica di inizio saldi, quest’ anno si procede come sempre in ordine sparso. Il 2 gennaio cominciano i negozi di Napoli, Roma, Bologna, Milano, Venezia e Palermo, il giorno seguente tocca a Trieste, il 5 a Torino e Genova. Ultime saranno Bolzano (il 9) e Aosta (il 10). «Nella crisi economica i saldi sono una grande opportunità per i consumatori», ha commentato ieri la Fismo-Confesercenti. Secondo l’ associazione, l’ avvio dei saldi dovrebbe registrare un andamento più favorevole che in passato. In particolare nelle città e nelle zone colpite dal cattivo tempo nel periodo prenatalizio. Per Confcommercio, la spesa media sarà di 418 euro a famiglia; il totale dovrebbe superare 6 miliardi. Non manca il controcanto delle associazioni di consumatori: non più di 130 euro a famiglia, ribatte il Codacons, e solo per il 45% di queste, rincara la dose Federconsumatori. Ma su un punto tutti concordano: dopo il flop da neve registrato a Natale, con la spesa per i regali in calo del 7%, i consumi "da saldo" dovrebbero salire di quasi il 10%: «per la prima volta dal 2001», prevede l’ Adoc. Un ultimo, piccolo ma importante segnale arriva, infine, dalla produzione industriale, che secondo il centro studi della Confindustria continua a rafforzarsi. A dicembre è stata calcolata una variazione positiva dello 0,2% sul mese precedente. Il livello di attività è inferiore di oltre un quinto (-21%) rispetto ai picchi dell’ aprile 2008, prima dello scoppio della crisi, e "solo" dell’ 1,5% rispetto a dicembre di un anno fa. C’ è di che consolarsi: dal minimo raggiunto lo scorso marzo, i ritmi delle fabbriche hanno recuperato il 5,8 per cento.
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