24 Febbraio 2010

Televoto sotto accusa: non è democratico, ma è redditizio per le tv (e i manager)

 
Sono volati gli spartiti. Il Codacons ha chiesto l’apertura di un’inchiesta e il blocco del televoto. La Fondazione Farefuturo ha minacciato lo sciopero della fame. Solo canzonette? Non proprio. La finale del Festival di Sanremo, vinto da Valerio Scanu davanti al contestato trio Pupo – Emanuele Filiberto – Luca Canonici, ha scatenato polemiche a palate.
Senza entrare nel merito canoro della competizione, dal punto di vista economico ci sono due elementi interessanti che riguardano il metodo scelto per l’elezione del “re” del 60esimo festival della Canzone Italiana. Il primo ci è fornito dall’analisi dei tabulati della Rai per la serata finale.
Li ha pubblicati oggi il sito del quotidiano della CEI Avvenire, la Rai si rifiutava di diffonderli. Non ci interessa il dato statistico dei tanti voti andati a Valerio Scanu a meno di un’ora dalla fine della trasmissione, quanto il dato totale. Da telefoni cellulari e fissi sono stati espressi in tutto 3.606.950 televoti, al costo di 0,75 euro l’uno. Per un totale di 2.705.212,50 euro. Il che rende le votazioni da casa sicuramente un buon affare per le televisioni.
Ma non si può sostenere che sia un sistema rappresentativo, come proclamato da Antonella Clerici la sera della finale, della “volontà del popolo sovrano” (cosa che invece sarebbe, almeno in teoria, la “giuria demoscopica”). Il perché lo spiega sul sito economico La voce.Info Riccardo Puglisi:
Soltanto per caso il televoto potrebbe essere rappresentativo dell’opinione degli italiani in campo musicale, o in qualsiasi altro campo. Non si tratta infatti di un sondaggio, basato sul principio di raccogliere le opinioni di un gruppo che “assomiglia” alla popolazione nel suo complesso, ma di un meccanismo in cui si sceglie di partecipare.
Si può obiettare, continua l’autore, che anche alle elezioni si sceglie di partecipare, ma
il televoto – a differenza del voto vero e proprio – è direttamente costoso in termini monetari e permette di votare ripetutamente: nel caso di Sanremo cinque volte per ogni utenza telefonica e per ogni tornata di voto.
Il televoto costituisce il terreno ideale per piccoli gruppi organizzati che sono disposti a spendere tempo e denaro per sostenere un certo concorrente. Ciò può dare spazio a facili manipolazioni. L’anno scorso nella trasmissione Striscia la notizia il manager Lele Mora ha confessato di avere investito 25mila euro per sostenere Walter Nudo nei televoti inerenti l’ Isola dei Famosi.
Per questo il Codacons, assieme all’Associazione utenti radiotelevisivi, ha chiesto alla Guardia di Finanza di Sanremo e all’ Autorità delle TLC, presidente Calabrò, di sequestrare tutti i televoti che hanno determinato i primi tre classificati al Festival e verificare le utenze di provenienza per escludere che si tratti di utenze collegate ad agenzie specializzate.
Lo scorso 17 aprile Panorama pubblicò un’inchiesta di Carmelo Abbate dal titolo “Truffe telefoniche: così ho comprato 500 sim. Sono vostre?” In cui si spiegava come fosse facile venire in possesso di grandi quantità di Sim card:
Nel corso dell’inchiesta, Panorama si e imbattuto in quelli che gli addetti chiamano sim server. In sostanza sono computer collegati a “cestelli” con i quali possono venire gestite anche 10 o 20 mila sim card. Basta dare l’ordine con il computer di mandare un sms a un determinato numero e tutte le schede, a distanza di meno di un secondo l’una dall’altra, entrano in azione. Fino a prova contraria i programmi televisivi come Grande fratello, Amici o L’Isola dei famosi sono vittime piùttosto che complici. Il servizio che offrono a pagamento i sim server è diretto prevalentemente a concorrenti bramosi di celebrita e con soldi da spendere o magari a manager consapevoli della bontà dell’investimento.
 

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