7 Dicembre 2013

Stabili i prezzi dei prodotti tipici ma per 7 italiani su 10 sarà austerity

Stabili i prezzi dei prodotti tipici ma per 7 italiani su 10 sarà austerity

Complice la crisi, i prezzi dei prodotti tipici delle festività natalizie, tranne alcune eccezioni, appaiono quest’ anno stabili o in debole salita rispetto al 2012. Lo afferma il Codacons, nell’ analizzare i prezzi medi di alcuni beni classici delle feste di Natale. Per quanto riguarda il settore alimentare, i listini di pandori e panettoni, re indiscussi delle tavole italiane durante le feste, risultano quest’ anno stabili o in calo per i principali marchi specializzati; in lieve salita, invece, quelli non di marca. Costerà però l’ 1,8% in più brindare con lo spumante durante il cenone o il pranzo di Natale. Le bollicine, si sa, possono dare alla testa. Da quest’ anno sono un “pericolo” anche per il portafogli. L’ albero di Natale vero, invece, perde terreno rispetto a quello sintetico, con effetti diretti sui prezzi: se il classico abete non subisce rincari rispetto al 2012, quello sintetico, grazie anche ai modelli sempre più all’ avanguardia presenti sul mercato, fa segnare un costo mediamente più alto del 6,15%. Costerà un pò di più (+2,3%) addobbare l’ albero con le palline ma in compenso la classica stella di Natale, immancabile nelle case degli italiani, mantiene listini in linea con quello dello scorso anno. «Con il crollo dei consumi registrato nel corso del 2013, sarebbe stato impensabile per i commercianti aumentare i prezzi dei prodotti tipici delle feste – spiega il presidente Carlo Rienzi – Tuttavia, per il settore alimentare, occorre considerare come i listini siano estremamente variabili, e i prezzi del comparto subiscano generalmente forti variazioni a ridosso delle feste». Il 69,3% degli italiani comunque «prevede un Natale 2013 molto dimesso». Si tratta di una percentuale che è all’ incirca il doppio di quella registrata nel 2009 (33,7%). È quanto emerge dall’ indagine di Confcommercio sul peso delle tasse sui consumi, l’ ammontare delle tredicesime e la propensione al la spesa per il Natale. «Siamo in una situazione di totale incertezza fiscaleha detto il responsabile dell’ Ufficio studi, Mariano Bella – In questo quadro «il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato al livello del 1986 mentre i consumi sono simili a quelli del 1996-1998. Sappiamo che la pressione fiscale rimarrà invariata fino al 2016 e dunque non ci si può certo aspettare una ripresa dei consumi». Consumi che secondo Confcommercio, torneranno ai livelli del 2007 solo nel 2022. Tuttavia, l’ 85,8% degli italiani non rinuncerà al rito del regalo. Rispetto all’ anno scorso cresce l’ orientamento verso la tecnologia (+2,4% al 13%), trainata da cellulari e smatphone, anche se la parte del leone rimane quella legata al settore tradizionale (87%), con alimentari, abbigliamento, libri e giocattoli. «Con l’ ipotesi che tutto vada beneha osservato Bella – ci saranno risorse leggermente superiori. Questo incremento riguarda tuttavia le 22 milioni di famiglie che avranno a disposizione la tredicesima, mentre crescono le famiglie con disoccupati». Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli «tutto prefigura, e non poteva essere altrimenti, l’ ennesimo Natale di austerità. Resta, e va sottolineato l’ estremo tentativo delle famiglie di difendere il rito del regalo di Natale: più di un italiano su due considera questo appuntamento un piacere, nonostante l’ inevitabile ridimensionamento della spesa. Anche se sul versante commerciale, a soffrire purtroppo saranno un po’ tutte le tipologie distributive».

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