18 Agosto 2009

Si rinuncia a tutto, ma non ai telefonini

Nel 2008 gli italiani hanno ridotto dell’1% i consumi Le associazioni dei consumatori chiedono ai commercianti di abbassare sensibilmente i prezzi

Nel 2008 gli italiani hanno stretto la cinghia, e tra crisi globale e timori per il posto di lavoro hanno ridotto dell’1% i consumi. Per l’anno in corso le stime sono ancora peggiori, con la Confcommercio che prevede un crollo dell’1,9% (dopo il -1,5% stimato a fine giugno), con il Pil in discesa libera (-4,8%). Emerge dal Rapporto sul Terziario 2009 che scatta la fotografia delle spese degli italiani negli ultimi sette anni. E che non risparmia previsioni negative per il prossimo futuro. Per rivedere il segno positivo bisognerà aspettare il 2010: secondo le previsioni dell’associazione di categoria consumi e prodotto interno lordo segneranno una lieve ripresa con il +0,6%; tendenza che si consoliderà nel 2011, quando la spesa degli italiani crescerà dello 0,8% e il Pil dello 0,6%. Ma non c’è crisi che tenga: gli italiani non risparmiano sulle spese per i telefonini. Nel 2008, a fronte del calo generalizzato dell’1% dei consumi, l’acquisto di cellulari è aumentato del 15,4%. Se proprio devono risparmiare, le famiglie italiane tagliano sulle spese per auto e moto (-15,1% nel 2008), servizi di trasporto (-7,4%), elettrodomestici (-7,1%) e prodotti alimentari più «cari», come il pesce (-5,4%). In calo del 3% anche gli acquisti di quei beni, come il pane, la frutta, il latte e le uova, che nel 2008 hanno registrato un impennata dei prezzi a causa dell’aumento delle materie prime. Nell’ultimo anno sono aumentate solo le spese da «bricoleur», ovvero quelle che hanno permesso alle famiglie di fare da sole la manutenzione domestica: le attrezzature per la casa e il giardino hanno registrato un aumento del 14,3%, i tessuti per la casa del 4,7%. Se si prende in considerazione il periodo 2002-2008, inoltre, la passione degli italiani per i telefonini risulta ancora più lampante: la spesa per questi prodotti è aumentata del 189%. Bene anche il settore elettrodomestici «bruni», ovvero tv, impianti stereo, ecc, che ha registrato un incremento del 50%. Aumentate dal 2002 al 2008 anche le spese per i medicinali (+40%) e i servizi ricreativi e culturali (+16,5%). E le variazioni dei consumi hanno rimodellato anche la dieta degli italiani: in sei anni è aumentato il consumo di carne (+7,2%) e pane e cereali (+5,7%), che sostituiscono sempre di più il pesce (-11,9%), oli e grassi (-11,9%). Si beve più acqua che alcolici, e si mangia sempre più spesso fuori casa: in sei anni le spese per la ristorazione sono aumentate del 5%.  «Era ora che la Confcommercio si svegliasse e cominciasse ad aprire, almeno parzialmente, gli occhi sulla crisi commenta l’associazione dei consumatori Codacons dopo gli aumenti ininterrotti dal 2002 ad oggi, ci sarebbe spazio per un calo immediato dei prezzi di almeno il 20%». Per Adusbef e Federconsumatori «Confcommercio avrebbe l’obbligo di tagliare i prezzi almeno del 40%». Sulla stessa linea l’Adiconsum, che torna a chiedere «al Governo sostegno al reddito e una moratoria per le famiglie in difficoltà a pagare le rate del mutuo o del credito al consumo». I dati diffusi da Confcommercio confermano che «la recessione è grave», dichiara in una nota Carlo Pileri, presidente dell’associazione dei consumatori Adoc. «Senza interventi decisi si legge nella nota la situazione peggiorerà ulteriormente. Occorre un controllo dei prezzi dei carburanti da parte di un’authority apposita, una diminuzione dei prezzi dei prodotti alimentari del 30%, con la riduzione della filiera, e controlli anche fiscali sui mercati all’ingrosso. Inoltre è urgente un controllo degli affitti e delle rate dei mutui per la casa». L’associazione contesta, inoltre, i dati sulle vendite dei cellulari: «Non è vero che cresce la vendita telefonini obietta Pileri al contrario c’è stata una riduzione delle vendite del 20%. Sono diminuiti dell’8% anche i piccoli punti vendita del settore. Dopo il boom iniziale conclude l’Adoc ora stiamo assistendo ad una regressione e alla continua chiusura di tali esercizi». L’opposizione ha visto nei dati di Confcommercio la conferma della crisi delle famiglie. Secondo Vincenzo Vita (Pd) «la crisi morde e l’esecutivo non ha un idea in testa per risolverla».

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