28 Dicembre 2010

Shopping natalizio, spesi 500 milioni in meno

Shopping natalizio, spesi 500 milioni in meno
 

MILANO – La crisi morde le tasche degli italiani e svuota le casse dei commercianti. Anche quest´anno le tredicesime di dicembre sono servite a saldare i conti e a pagare le spese quotidiane, lasciando poco spazio ai consumi di Natale. «Saldi subito» chiedono le associazioni dei consumatori. E nella vendite di fine stagione ci sperano soprattutto i commercianti. Pochi i settori che sono riusciti a limitare i danni di uno tsumani imprevisto. Ha tenuto il comparto dell´editoria, rimasto stabile, quello dell´elettronica di consumo, che ha registrato un debole +1% (inferiore al +3% previsto in precedenza). Si riconfermano in negativo, invece: il settore dell´abbigliamento e delle calzature che ha perso il 14%; tutto il comparto dei mobili, dell´arredamento per la casa e degli elettrodomestici che ha ceduto il 21%. Male anche le vendite delle profumerie e in generale dei beni per la cura della persona (-9%), riducono al minimo le perdite invece il settore dei giochi, dei giocattoli e dello sport (-2%) che si conferma un comparto sostanzialmente stabile. In linea con lo scorso anno le vendite nell´alimentare (-2%), dove spiccano le crescite del Grana Padano (consumi +4,8% nel 2010) e della grappa che proprio a Natale ha recuperato il 5%. E ora tutti sperano nei saldi. «Saranno un tonico per salvare il mese di gennaio – dice il presidente di Federabbigliamento, Roberto Polidori -. I pessimisti parlano di un calo delle vendite del 20%, io penso che si aggiri intorno all´8-10%». Ma il primo consuntivo, che è stato elaborato dall´Osservatorio Nazionale Federconsumatori, lascia però poco spazio agli ottimisti. Le previsioni erano per una spesa complessiva di circa 5,5 miliardi, mentre i dati, raccolti a campione e annunciati ieri, non superano i cinque miliardi, con una flessione del 12% rispetto allo scorso anno. Un confronto che preoccupa perché se il 2009 era stato per tutti il picco della crisi finanziaria, quest´anno veniva indicato dagli analisti come quello della timida ripresa. Insomma, in questi dodici mesi tutti gli indicatori avrebbero dovuto registrare un leggero miglioramento. «E´ ora di mettere al bando ogni provincialismo ed iniziare a ragionare – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef -. Visto il persistente e drammatico crollo dei consumi registrato a Natale, non si capisce che senso abbia attendere ancora il sei di gennaio, è ora di avviare i saldi». Quello che – in modo ufficioso – hanno fatto diversi negozi d´abbigliamento delle grandi città, proponendo sconti anche fino al 50% «ai clienti più affezionati», intendendo come affezionato, però, chiunque entrasse nei negozi. «Servono manovre strutturali – proseguono Lannutti e Trefiletti -, provvedimenti che attraverso un sostegno ai bilanci delle famiglie a reddito fisso, con una detassazione da 1200 euro l´anno, rilancino la domanda interna e rimettano in moto un´economia che, purtroppo, è ancora lontana dal superamento della crisi». Per risollevare le sorti dei consumi non restano quindi che i saldi, al via il 2 gennaio da Napoli, Palermo, Potenza, Catanzaro e Campobasso e poi fino al 31 marzo in tutta Italia. Confcommercio mostra ottimismo spiegando che proprio il flop delle feste potrebbe rivelarsi un vantaggio grazie a campionari ancora completi e sconti oltre il 40%. Per Codacons, invece, il calo arriverà fino al 20%. Il 3 gennaio i saldi arriveranno a Trieste, mentre a Roma, Milano, Venezia, Firenze, Torino e Genova gli sconti inizieranno con la Befana il 6 gennaio. Mentre ad Aosta, che come da tradizione inizierà per ultima, si dovrà attendere fino al 10 gennaio.
 

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