18 Settembre 2011

Manovra, per le famiglie stangata da 33 miliardi

Manovra, per le famiglie stangata da 33 miliardi
 

PERUGIA La manovra è una stangata per le famiglie italiane, sulle cui spalle pesa per ben 33 miliardi, oltre la metà dei 54 complessivi. La denuncia è del presidente della Confesercenti, Marco Venturi, ieri dal meeting dell’ organizzazione a Perugia. Gli effetti della manovra si propagheranno sul 2012, «un anno senza crescita, con un Pil a +0,1%, dice il rapporto Ref-Confesercenti, e con calma piatta sui consumi, allo 0,0%». Occorre subito un cambio di rotta, è l’ allarme lanciato da Venturi, anche perché «la pressione fiscale reale è arrivata a superare il 54%». In più, l’ aumento dell’ Imposta sul valore aggiunto (Iva) scattata ieri preleva dalle tasche delle famiglie 140 euro in più, per 3,4 miliardi di maggior gettito nelle casse pubbliche, con un’ incidenza sull’ inflazione di quasi lo 0,5% (0,48%). «Il settanta per cento della manovra peserà sulle spalle delle famiglie italiane», dice l’ organizzazione dei commercianti e delle Piccole e medie imprese dalla due giorni di Perugia. Inoltre, lo scatto dell’ Iva profila un concreto rischio inflazionistico, con l’ aumento dei prezzi di beni come abbigliamento, calzature, prodotti alimentari, servizi turistici. La penalizzazione maggiore, sottolinea Confesercenti, riguarda le famiglie del Nord-Est, per le quali è previsto un incremento di spesa di 166 euro; segue il Nord-Ovest, con 158 euro; il Centro con 138 euro; il Sud con 113 euro e le isole con 102 euro. Per quanto riguarda le categorie professionali, a essere penalizzati sono maggiormente gli imprenditori e i professionisti con 220 euro; seguono impiegati e dirigenti con 189 euro; i lavoratori in proprio con 170 euro; poi operai e assimilati con 149 euro; i pensionati con 104 euro e, in ultimo, i soggetti in altre condizioni (cig, disoccupati) con 95 euro. Secondo il Codacons, già da ieri un negozio su tre (il 35%) ha già provveduto ad adeguare il listino prezzi, ad approfittare sarebbero soprattutto i piccoli esercizi. Eppure appena venerdì la Federazione Moda Italia aveva assicurato che non ci sarebbe al momento un adeguamento dei listini all’ insù. I consumi languono, il rischio di disamorare ancor di più i consumatori è reale, e gli esercenti assorbiranno in questa fase lo scatto dell’ Imposta sul valore aggiunto, ha detto il presidente Borghi. Anche il gruppo Benetton ha annunciato che non ritoccherà i listini, per «un segnale di fiducia e di ottimismo», ha spiegato il vice presidente esecutivo Alessandro Benetton. Ieri Confcommercio ha ammesso però che l’ aumento dell’ aliquota Iva «produrrà inevitabilmente un piccolo scalino inflazionistico, che contribuirà a ridurre la già bassa dinamica dei consumi delle famiglie e del Prodotto interno lordo». Tuttavia, secondo la Confesercenti, un’ alternativa al «prelievo fiscale che avvelena i pozzi» c’ è ed è il ricorso a un taglio serio della spesa, che porterebbe a un recupero di cinquanta miliardi in tre anni. «Noi ? ha spiegato Venturi ? continuiamo a batterci per la necessità di tagli alla spesa: in tre anni, con meno sprechi, potremmo recuperare venti miliardi e altrettanti dalla cessione del 5% del patrimonio pubblico non utilizzato dalla pubblica amministrazione. Se si aggiungono altri 11 miliardi con la riduzione del 10% delle partecipazioni pubbliche, si potrebbe contare su più di cinquanta miliardi da mettere sul tavolo al posto di nuove tasse, a disposizione non solo del debito ma anche dello sviluppo». Tagli al numero dei parlamentari, alle consulenze pubbliche, abolizione di tutte le Province sono tra le priorità indicate dalla Confesercenti per recuperare risorse. Del resto, si chiede, se non si riparte dai tagli quante manovre ci aspettano ancora? «È da brividi pensare che per far calare il debito pubblico dal 120% cui è arrivato al 90% occorrerebbero la bellezza di 450 miliardi. E l’ Italia, le famiglie, le imprese, che fine farebbero?».

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