1 Maggio 2009

L’inflazione torna a salire dopo sette mesi Tasso all’1,3%

L’inflazione torna a salire dopo sette mesi Tasso all’1,3%. Potrebbe essere un segnale, seppure timido, di attenuazione della crisi A spingere la crescita sono in particolare gli incrementi dei prezzi di carburanti e trasporti, ma anche dei beni alimentari

ROMAL’inflazione torna a salire ad aprile, dopo sette mesi di tendenza al rallentamento, registrato a livello tendenziale. Archiviati i picchi della scorsa estate, quando i prezzi al consumo hanno toccato un +4,1%, sia a luglio sia ad agosto, e i successivi raffreddamenti che hanno portato l’indice all’1,2% di marzo, aprile ha invece riproposto un rialzo, per quanto lieve, dell’inflazione, stimata all’1,3% dall’Istat, rispetto ad un anno fa. Un livello che comunque resta basso, mentre nella zona euro, dopo il calo record di marzo, l’inflazione è risultata stabile allo 0,6%, ai minimi di sempre, secondo la stima flash diffusa da Eurostat. Tornando all’Italia, su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3%, segnando l’incremento congiunturale più sostenuto dall’agosto scorso. A spingere la crescita sono in particolare gli aumenti dei prezzi di carburanti e trasporti, ma anche dei beni alimentari, i cui prezzi comunque in una dinamica di rallentamento a livello tendenziale continuano a mantenere un segno positivo. Al contrario, si è registrato un calo delle tariffe energetiche, che hanno in parte attenuato le spinte inflazionistiche. La risalita dell’inflazione da alcuni viene letta come un segnale, seppure timido, di attenuazione della crisi e della recessione, da altri come un dato episodico, influenzato da elementi stagionali, a partire dalla Pasqua. «Può essere l’inizio della fine della crisi economica», ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. «Non c’è un’ulteriore discesa, ma anzi ha sottolineato un piccolo scostamento in crescita, che può essere colto come il mercato che si risveglia». In un quadro che resta di inflazione bassa e che «aiuta famiglie ed imprese», ha aggiunto. Per l’Ufficio studi di Confcommercio, è un dato «episodico che non rappresenta un segnale di inversione di tendenza», tanto che nei prossimi mesi, sostiene, è «prevedibile» ancora un rallentamento. Per Confesercenti, «potrebbe essere il segnale che la deriva recessiva si sta attenuando», ma «sui consumi è bene ricordare il detto secondo il quale "una rondine non fa primavera"». L’analisi della dinamica di breve periodo segnala «una significativa ripresa della crescita dei prezzi» dice l’Isae, sostenendo che in mancanza di significativi mutamenti a livello internazionale, «il tasso di crescita tendenziale si potrebbe portare più vicino all’1% e scendere in estate al di sotto di tale valore prima di riacquistare dall’autunno un profilo crescente». Preoccupazione viene invece espressa dai consumatori. «La discesa è già finita! », esclama il Codacons, chiedendo la liberalizzazione per il settore del commercio. Federconsumatori e Adusbef parlano di «inversione di tendenza estremamente preoccupante» e «fenomeni speculativi assai gravi in atto». La "forbice" dalla produzione agricola alla tavola rimane elevata, anche se in misura decisamente minore rispetto ad un anno fa e nonostante la brusca discesa dei prezzi sui campi. È quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati provvisori dell’Istat sull’inflazione. A marzo si registrano, infatti, pesanti diminuzioni per i cereali (-46,4%), per i vini (-26,2%), per l’olio d’oliva (-24,6%), per il latte e i suoi derivati (-11,1%), per i suini (-9,4%). Un eguale andamento, purtroppo nota la Cia , non si è ancora avuto nei vari passaggi della filiera e, quindi, i prodotti alimentari non hanno registrato, al dettaglio, la tanto attesa diminuzione. Si hanno, soltanto, lievi correzioni al ribasso. Per questa ragione la Cia riafferma sia l’esigenza di rapporti più stretti ed intese di filiera, sia l’importanza di una maggiore trasparenza nei processi di formazione dei prezzi lungo i vari passaggi dal campo alla tavola.

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