L´ultima corsa alla spesa di Natale scorte in frigo per quattro giorni
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fonte:
- la Repubblica
E il 25 vince il pranzo al ristorante In pochi tra le bancarelle di piazza Navona per la crisi e il freddo polare
Il Ventiquattro a metà, e poi venticinque, ventisei, ventisette. Prendete fiato prima di calcolare per quanti giorni di fila bisognerà far la spesa entro mercoledì mattina. Perché oltre all´infilata delle festività canoniche, quest´anno, c´è da considerare anche la domenica del 27. Nervi saldi e abbigliamento polare, il tour de force col carrello tra frutta esotica e capitone si preannuncia più faticoso che mai. E nonostante la stretta della crisi, inevitabilmente dispendioso. Per la Confcommercio, ogni famiglia romana per il solo pranzo natalizio, spenderà 150 euro. E il Codacons invita a risparmiare. L´associazione dei Consumatori lo fa anche per evitare quel ripescaggio di roba avanzata. Tipo gli affettati che scadono presto e ora dopo ora, cambiano aspetto. Per non parlare del pesce della vigilia, che ti costringe nei giorni successivi ad aprire il frigorifero e a finire in fretta e furia la spigola bollita 3 giorni prima. In zona Cesarini, prima che sia troppo tardi. Per agevolare lo spesone, e venire in aiuto di chi ha fatto male i calcoli, molti supermercati domenica resteranno aperti. Tutti quelli della catena Pim, ad esempio «Faremo orario continuato – spiega Massimo Buscaini – fino alle 21. Sperando che le vendite salgano. Questo fine settimana è andato abbastanza bene. I clienti si sono orientatati verso prodotti tradizionali e alla grande sono andate le vendite di vini e spumanti». Non è andato alla grande invece lo shopping tra i negozi. Pochi soldi in tasca e tanto freddo hanno affossato l´ultimo weekend prima del Natale, quello dedicato al rush finale per accaparrarsi i regali da infilare sotto l´albero. «Abbiamo venduto meno del 20 per cento rispetto agli stessi giorni di un anno fa», dice la Confesercenti. Per la prova del 9, sarebbe bastato fare un giretto a piazza Navona, tra le bancarelle della Befana. La piazza era spettrale. Vuota. Nessuno a curiosare tra i banchetti di presepi e dolciumi. Desolatamente semivuota la giostrina: «Cosa vuole che dica? – ha spiegato la signora alla cassa trincerata dietro uno sciarpone – Non si stacca un biglietto e questo freddo non aiuta.». Ma per Valter Giammaria della Confesercenti, questo è solo un Natale da dimenticare. E giù ad inanellare cause e concause: il termometro sotto zero, i consumi in calo, i saldi anticipati, la Ztl fino alle 20. «A dare la mazzata finale, a un commercio che arranca – spiega Giammaria – ci hanno pensato i negozianti disonesti. Quelli che pur di vendere hanno cominciato i saldi sottobanco. E di controlli non se ne è vista l´ombra». "Natale al ristorante". E non è il titolo di uno dei tanti cinepanettoni, piuttosto la tendenza che quest´anno vede molti romani il 25 andare a pranzo fuori. A confermarla, una ricerca della Confcommercio che fotografa la voglia – il giorno dopo la vigilia trascorsa in casa tra parenti e fritti – di dribblare fornelli, schivare lavastoviglie, seminare il lungo pomeriggio di tombole e torroni. Secondo l´indagine ci sarebbe un aumento delle prenotazioni nei ristoranti della capitale del 2% rispetto al 2008. Le previsioni dicono che il 92% delle persone il 24 sera starà a casa con la famiglia, mentre la percentuale scende al 57% per il pranzo natalizio, giorno in cui il 43% delle famiglie andrà al ristorante. «C´è la tendenza a prenotare gli ultimi giorni, ma già abbiamo raccolto molte richieste – dice Teresa Crisciotti di "Rinaldo all´acquedotto" sull´Appia Nuova». In genere si cerca il ristorante di fiducia, ma chiedendo prima bene il prezzo e scegliendo dopo aver valutato più proposte. Ci sono famiglie ma anche tanti anziani». Da Rosati, a piazza del Popolo non si farà interruzione «si potrà mangiare dal mezzogiorno fino alle 22.30 – spiega il direttore di sala – Per l´occasione abbiamo anche preparato, oltre alla solita, una carta prettamente natalizia». La conferma, del 24 in casa e 25 fuori, arriva anche dalla Fipe, la federazione dei pubblici esercizi che aderisce a Confcommercio «Il 60% dei nostri operatori – spiega Nazareno Sacchi, presidente dell´associazione – è chiuso nel giorno della Vigilia, mentre per Natale solo il 25 per cento fa chiusura».
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