21 Dicembre 2006

La tradizione si conferma senza rivali

La tradizione si conferma senza rivali, pur con qualche variante: per il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, salgono le preferenze per i prodotti italiani, dallo spumante ai salumi, scendono quelle per cibi e bevande di importazione, dallo champagne al caviale. Il costo medio? Intorno ai 20 euro a persona, con una spesa oculata, altrimenti si sale a 25-30 euro. E sugli scaffali spuntano sempre più numerosi i generi alimentari preferiti dalle persone immigrate che vivono, magari da anni, nella Capitale. A pochi giorni dall`inizio ufficiale di pranzi e cenoni, i romani ribadiscono la preferenza per una tavola tradizionale. I costi complessivi per la preparazione si rivelano in linea o leggermente superiori a quelli del Natale 2005: a compensare la crescita dei prezzi di carne e pesce, interviene la convenienza dei listini di panettoni, pandori, torroni che, dopo la diminuzione nei consumi di 12 mesi fa (-6%), sono tornati in crescita. E sono già attive decine di offerte promozionali. “La tradizione sarà rispettata – spiega Francesco Fabbi, responsabile del settore alimentare di Confcommercio Roma – con una cena della vigilia a base di magro. Le vendite sono in linea con quelle dello scorso anno, con la clientela che si rivela attenta al rapporto qualità-prezzo“. Tra i prodotti, prevalgono quelli italiani. “Sono in calo le richieste di caviale – prosegue Fabbi – mentre vanno bene le vendite di pasta fresca, zampone e cotechini precotti“. L`associazione di consumatori Adoc stima “un aumento dell`1.7% nel costo della preparazione di un pranzo natalizio per una famiglia di quattro persone“, ma gli operatori del settore ritengono che, a Roma, si possa predisporre un buon pranzo già intorno ai 20 euro a persona. “Oltre ai prezzi sostanzialmente stabili – sottolinea Cesare Tirabasso, segretario provinciale dell`area commercio di Confesercenti – sono in corso molteplici promozioni su tutti i prodotti, dai salumi ai dolciumi. Per la vigilia, numerose tavole ospiteranno la classica pasta con il tonno e frittura romana, mentre per il giorno di Natale non mancheranno pasta ripiena e abbacchio“. Conti alla mano, quindi, una famiglia di quattro persone spenderà almeno 80 euro per un pranzo o una cena, somma a cui aggiungere 5-10 euro per la preparazione (gas, elettricità, acqua) e, spesso, il “viaggio“ in auto all`ipermercato. Passando ai singoli prezzi, le dolenti note arrivano da carne e pesce: l`Istat, a novembre, stimava una crescita annuale, a Roma, del 5.1% dei listini del pesce e del 4.3% per la carne. Anche dal confronto dei costi negli stessi punti vendita, a distanza di 12 mesi, gli aumenti vengono confermati, con la variazione più ampia che riguarda il cappone: +10.96% in un anno. Lievi incrementi per cotechino, zampone, spigole e salmone. Ma la sorpresa positiva arriva alla fine del pranzo: panettoni, pandori, torroni e altri dolci costano, in media e al di là delle promozioni già in corso, meno dello scorso anno, fino al 7-8%. Il Codacons ha stimato un ribasso del 7.2% del costo medio del dolce tipico cremonese (ma non solo). Dopo il calo nei consumi dello scorso anno, trend positivo (+9%, a Roma), per le richieste di panettone: come rileva la Camera di Commercio di Milano, nella Capitale, l`88.8% dichiara di acquistare il dolce più classico del Natale. La preferenza è accordata alla versione tradizionale con uvetta e canditi (scelta dal 46.1%), seguita da quella senza canditi (23%). L`80% dei romani dice di acquistarlo nel supermercato. Se gli spumanti fanno segnare prezzi stabili o in lieve aumento, si rivelano invece in crescita quelli degli altri vini. Non mancano piccole variazioni sul tema della tradizione. “Come negli ultimi due, tre anni – sostiene Marco Germinali, titolare di “Dolci pensieri“, in Prati – oltre a pandoro e panettoni, sono in costante aumento le richieste per gli altri dolci tipici regionali italiani, meno conosciuti al grande pubblico, dal parrozzo abruzzese alla spongata emiliana, ai più noti panforte e struffoli“. E tra gli scaffali, sono sempre più frequenti anche i prodotti tipici di altre culture. “Natale – conclude Federico Lamberti, responsabile di “Non solo dolci“, al Prenestino – coinvolge anche migliaia di persone straniere che vivono a Roma. Negli ultimi anni, sono in crescita le vendite di datteri e cous cous“.

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