8 Agosto 2019

«L’ uso prolungato dei cellulari non aumenta il rischio cancro»

LO STUDIO I cellulari non fanno venire il cancro. Anche dopo averli utilizzati per 10 anni. È l’ ennesima assoluzione che arriva dall’ Istituto superiore di sanità (Iss), a seguito di una corposa meta-analisi di studi condotti in tutto il mondo nel periodo che va dal 1999 al 2017. I risultati però non convincono ancora tutti. Nel Rapporto Istisan Esposizione a radiofrequenze e tumori dell’ Iss – curato anche dal Cnr, Arpa Piemonte ed Enea – si legge che l’ uso prolungato dei cellulari «non è associato all’ incremento del rischio di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari)». Tuttavia, gli stessi autori ammettono che i dati attuali «non consentono valutazioni accurate del rischio dei tumori intracranici e mancano dati sugli effetti a lungo termine dell’ uso del cellulare iniziato durante l’ infanzia». Anche se si precisa che, rispetto alla valutazione dell’ Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’ Onu nel 2011 – che ha classificato le Radiofrequenze nel gruppo dei «possibili cancerogeni» – le stime di rischio considerate nella nuova meta-analisi «sono più numerose e più precise». Gli esperti affermano inoltre che «i notevoli eccessi di rischio osservati in alcuni studi non sono coerenti con l’ andamento temporale dei tassi d’ incidenza dei tumori cerebrali che, a quasi 30 anni dall’ introduzione dei cellulari, non hanno risentito del rapido e notevole aumento della prevalenza di esposizione». Nel rapporto si evidenzia anche che «l’ ipotesi di un’ associazione tra Radiofrequenze emesse da antenne radiotelevisive e incidenza di leucemia infantile, suggerita da alcune analisi di correlazione geografica, non appare confermata dagli studi epidemiologici con dati individuali e stime di esposizione». LE PERPLESSITÀ Il rapporto non convince però l’ associazione a tutela dei consumatori Codacons: lo studio, afferma il presidente Carlo Rienzi, «è clamorosamente smentito da tutte le ricerche e dai dati elaborati dai più prestigiosi istituti internazionali, e si scontra addirittura con le leggi italiane e con le sentenza dei tribunali che obbligano lo Stato a informare i cittadini circa i rischi per la salute legati all’ uso del cellulare». Scettico anche Paolo Maria Rossini, direttore dell’ Unità di Neurologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma: «È vero che al momento non ci sono prove sufficienti che dimostrIno un legame tra uso dei cellulari e un aumentato rischio cancro. Tuttavia, sappiamo che i cellulari producono un’ emissione di un fascio di onde elettromagnetiche che aumentano l’ eccitabilità dei neuroni che raggiungono e non è escluso che possa favorire la cancerogenesi nei neuroni più suscettibili». Per cui secondo l’ esperto è bene essere prudenti: «Usare il cellulare poco e per brevi periodi di tempo, con gli auricolari o il vivavoce». V.Arc. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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