11 Maggio 2010

Industria, vola la produzione a marzo: +6,4%

Ieri la nascita ufficiale di Rete Italia, la superholding di commercio, artigianato e piccole imprese

ROMA L’industria italiana riparte e a marzo fa un balzo in avanti come non accadeva da oltre tre anni.
Dopo mesi di continua discesa, con arretramenti spesso anche a due cifre, la produzione torna a essere «nettamente positiva» e segna un incremento annuo del 6,4%, il dato migliore da dicembre 2006.
Un risultato in volata che porta la chiusura del primo trimestre dell’anno al segno più del 3,1%, nel confronto con lo stesso periodo del 2009 (+1,4% rispetto ai tre mesi precedenti ottobre-dicembre).
Lo dicono i dati dell’Istat.
L’aumento è trainato soprattutto dalla buona performance dei prodotti elettronici, computer in testa, e del tessile. Frenano, invece, gli autoveicoli, sull’esaurirsi dell’effetto incentivi: la loro produzione a marzo arretra infatti del 14,6%, rispetto allo stesso mese del 2009. Migliore, però, il risultato del trimestre, che vede un incremento tendenziale del 9,8%.
Si tratta in tutti i casi di dati corretti per effetto di calendario.
Guardando all’indice grezzo, la crescita della produzione industriale a marzo appare ancora più consistente con un +8,7% annuo, il livello più alto da aprile 2008.
Va sottolineato che il confronto tendenziale è con un periodo particolarmente pesante: a marzo 2009 la caduta della produzione era stata intorno al 20%.
È «un segnale certamente importante che serve a ridare fiducia» al Paese, commenta il vice ministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, parlando di «crescita record” ma allo stesso tempo invitando a «non mollare assolutamente la presa» perchè «la crisi non è affatto finita».
La presa – dice – sul «controllo del debito pubblico» e sulle «necessarie iniziative per supportare la ripresa nelle aree più deboli, come il Mezzogiorno, anche le più penalizzate», spiega il vice ministro, che sottolinea tuttavia la «forza dell’export» e del made in Italy soprattutto verso i grandi mercati emergenti.
Per i mesi successivi si attendono ulteriori miglioramenti, seppure nell’ambito di «una ripresa discontinua», come afferma il Centro studi di Confindustria, che stima un aumento della produzione industriale ad aprile dello 0,9% su marzo, quando c’è stata una sostanziale stagnazione su febbraio (-0,1%), come comunicato dall’Istat.
Tuttavia «la distanza dal picco di attività pre-crisi (aprile 2008) – evidenzia ancora il Csc – è di -20,2%; il recupero dai minimi è del 7,6%, in linea con quello francese (7,2%), inferiore a quello tedesco (12,3%)».
L’Isae stima un incremento produttivo del 4% nel secondo trimestre, rispetto al primo.
Per il Codacons sono dati «ben lungi» dal dimostrare la fine della crisi.
Intanto, è entrata in pista da ieri «Rete Imprese Italias», la superholding di commercio, artigianato e piccole imprese. Oggi la nascita ufficiale, con numeri «pesanti» che vogliono contare sui tavoli istituzionali: oltre 2,6 milioni le imprese associate su una rappresentanza potenziale di 4,2 milioni di aziende, quasi 15 milioni di addetti. Il «popolo del fare impresa» di Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato e Casartigiani (le organizzazioni del «patto Capranica» che 4 anni fa diedero vita al progetto oggi concretizzato) rappresenta il 60% del valore aggiunto italiano e il 59% degli occupati del Paese.
Alla guida della megaorganizzazione della piccola e media impresa siederà, come anticipato, Carlo Sangalli (Confcommercio): un incarico pro tempore di sei mesi a rotazione tra i cinque presidenti.
Riforma fiscale che incrocia il federalismo, stop alla tassa-burocrazia, impulso al cantiere riforme, sicurezza sociale, flexicurity, diminuzione della pressione fiscale («L’Irap è una vessazione straordinaria», puntualizza Ivan Malavasi presidente Cna aggiungendo: «Non siamo gli evasori ma nè quelli che portano i soldi in Svizzera»), accesso al credito. Sono alcuni punti della fitta agenda di Rete Imprese (dove rete sta per "rappresentanza" e territorio) scandita da un pensatoio, la Fondazione, guidato da Giuseppe de Rita, presidente Censis, coadiuvato da studiosi quali Aldo Bonomi, Paolo Feltrin, Stefano Za

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