Il Garante striglia i pastai: prezzi ancora troppo alti
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fonte:
- Avvenire
F aro acceso anche sui prezzi della pasta. Ieri al ministero dello Sviluppo economico era convocato il tavolo con le associazioni di categoria, dai produttori pastai ai commercianti. Per ora resta però un dialogo fra sordi. Con ‘Mister prezzi’, ovvero Roberto Sambuco, il Garante che sorveglia sul loro andamento, che ha spiattellato i dati elaborati dall’Osservatorio del dicastero, per il quale i prezzi sono calati troppo poco rispetto al crollo della materia prima. E i produttori che replicano invece che è tutta «demagogia», non esiste un ‘cartello’ della categoria in cui si concorderebbero i costi da far pagare ai consumatori finali. I quali, intanto, tramite il sempre battagliero Codacons di Carlo Rienzi, denunciano che «ciò che si è verificato è speculazione allo stato puro», annunciano di avere allo studio anche qui una class action e per questo invitano i cittadini «a conservare fin da ora gli scontrini di spaghetti, penne e rigatoni». Secondo le cifre presentate ieri dal Garante, nell’anno e passa trascorso dal novembre 2008 i prezzi della pasta al consumo (cioè sugli scaffali di negozi e supermercati) sono diminuiti solo del 5,7%, a fronte di una contrazione che è stata invece di ben il 18,9% all’ingrosso e addirittura del 22,7% all’origine, ovvero per quanto riguarda il costo del frumento duro. Da qui a trarre conclusioni, però, è ancora prematuro. «Abbiamo iniziato un’indagine – ha spiegato il Garante, Sambuco – su tutta la filiera della pasta. Siamo all’inizio del confronto, abbiamo chiesto dati sull’andamento dei prezzi e continueremo a chiederli ». Al tavolo erano presenti i rappresentanti di 11 associazioni, oltre a quelli di Unioncamere e Ismea. L’analisi di ‘Mr. prezzi’ è andata anche più a ritroso, fino a novembre 2006. Da allora i prezzi mostrano andamenti che sono opposti: se i prezzi delle materie prime sono calati del 5,6%, al consumo si è registrato invece un balzo all’insù che è tuttora del 37,8%. Con punte pari a 59 centesimi di euro al chilo a Roma, di 52 a Milano e di 50 a Torino. Per Sambuco, insomma, «la fine dello
choc delle materie prime ha determinato una sensibile riduzione del prezzo medio della pasta di semola di grano duro fra il 2008 e il 2009», che non si è tradotta sui prezzi finali, rimasti «fermi».
Le associazioni respingono però tutte le accuse: «Non ci sono cartelli sui prezzi e non si può pensare che l’andamento delle materie prime modifichi in maniera automatica il prezzo finale », spiegano in pratica all’unisono a partire da Massimo Menna, presidente dell’Unipi. Non è la prima volta che i pastai finiscono sul banco degli imputati: l’Antitrust ha inflitto una megamulta a 22 aziende, anche la Procura di Roma ha aperto un’indagine sui rincari e, a metà dicembre 2009, ha inviato la Guardia di Finanza in 5 sedi aziendali. «Il mercato della pasta è molto concorrenziale – ha aggiunto Menna –, l’offerta è grande sia per il tipo di prodotto che per i prezzi. Un chilo di pasta oggi costa in media 1,30 euro e, quindi, un piatto da 100 grammi costa 13 centesimi. E allora non vedo il problema», ha tagliato corto. Anche per Confesercenti e Confcommercio «non ci sono anomalie nella filiera» e, anzi, «la distribuzione ha operato bene».
Ieri il tavolo al ministero dello Sviluppo. I produttori ribadiscono: non c’è alcun cartello
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