25 Giugno 2009

Ha accoltellato a morte l’ex moglie Ora è indagato anche per stalking

La vittima denunciò il marito violento pochi giorni prima di essere uccisa

 

MILANO L’AVEVA PERSEGUITATA, minacciata, picchiata. Eppure Massimo Merafina, l’uomo che l’altro ieri ha ucciso a coltellate la sua ex moglie davanti a un asilo nido, era libero e da libero ha commesso un omicidio. Adesso è inevitabile chiedersi perchè non è stato messo in condizioni di non nuocere? Perchè non è stata applicata la norma sui persecutori che ha portato in galera decine di stalker dal febbraio scorso? Monica Marra, 33 anni, la donna accoltellata a morte dal suo ex il 17 giugno scorso aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine perchè l’ex marito si era presentato fuori dalla sua casa minacciandola. Il giorno dopo aveva presentato una denuncia riferita a questo episodio. Il 19 giugno aveva poi sporto una seconda denuncia, quando Merafina aveva preso a calci la porta della casa dove lei viveva e staccato il campanello. Alla polizia la donna aveva riferito anche di percosse e botte frequenti subite da parte dell’ex marito. Abbastanza per mettere dietro le sbarre un uomo violento. Per molto meno da febbraio scorso quando la norma è stata inserita nel cosiddetto pacchetto sicurezza, mediamente solo a Milano i casi di stalking sono almeno tre alla settimana. Ieri la procura ha aperto un fascicolo anche per stalking, minacce e lesioni a carico di Merafina. L’uomo è stato anche iscritto nel registro degli indagati per stalking, minacce e lesioni, in relazione a due denuncie che la sua ex moglie aveva presentato e che sono state trasmesse l’altro ieri dalla polizia alla procura, dopo l’uccisione. Intuibile immaginare a cosa può servire accusare di stalking un uomo che dovrà difendersi da un reato enormemente più grave. In relazione all’omicidio, il pubblico ministero ha chiesto al gip la convalida del fermo a Merafina – che ha sussurrato: «io le volevo bene adesso mi uccido…» – vengono contestate le aggravanti non solo della premeditazione, ma anche del vincolo coniugale e dell’aver posto la moglie in condizione di non potersi difendere perché quando l’ha aggredita aveva il figlio di 2 anni in braccio e poi l’ha buttata per terra.  Il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Procura per chiedere di indagare sui ritardi nei soccorsi, in relazione alla morte della donna uccisa in via Cova. L’associazione dei consumatori, infatti, spiega di aver ricevuto stamani la segnalazione di una passante presente al momento del fatto, la quale ha raccontato che «l’ambulanza è intervenuta dopo circa 20 minuti dalla prima chiamata».
 

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