31 Gennaio 2010

Errata lettura dei prezzi

Una lettura delle dinamiche dei prezzi oggettivamente errata che rende prive di qualsiasi fondamento le accuse mosse al commercio. Più documentazione e meno demagogia gioverebbero, invece, a instaurare in Italia un clima più sereno, al fine di risolvere i problemi che il sistema-paese manifesta da troppo tempo: questa la replica dell’ Ufficio Studi di Confcommercio alle affermazioni del Codacons su una presunta responsabilità del settore distributivo nell’ aumento dell’ inflazione. I due indici di prezzo, alla produzione e al consumo non sono infatti confrontabili in alcun modo in quanto quelli alla produzione, che in ogni caso sono riferiti a processi produttivi domestici, includono, tra gli altri, i beni destinati agli investimenti, escludono i prezzi dei beni non trasformati, i costi di trasporto e non tengono conto dell’ Iva; mentre i prezzi al consumo si riferiscono anche ai prodotti importati e giustamente escludono di rilevare i prezzi di beni quali l’ acciaio, il legname per le costruzioni e tutto ciò che non può finire nella spesa delle famiglie. Oltre al fatto che i fattori di ponderazione dei due indici di prezzo non sono uguali tra loro. L’ unica comparazione possibile, pur sempre parziale e incompleta è quella tra i prezzi al consumo e quelli alla produzione dei beni di consumo destinati al mercato interno. Comparazione che mostra, nel corso del 2009, un analogo, forte ridimensionamento di entrambi gli indici: dal 3,8% al -0,9% per i prezzi alla produzione e dal 3,6% allo 0% per i prezzi al consumo. Indici che, peraltro, mostrano un andamento coerente ed omogeneo anche nel medio periodo.

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