Consumatori, la truffa è servita
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fonte:
- Il Messaggero
Consumatori, la truffa è servita
Aste fantasma, viaggi bluff. Ecco come difendersi tra mille insidie
PERUGIA – Viaggi premio, vendite di enciclopedie, libri e corsi di lingua, case all?asta, raccolte per beneficenza “porta a porta“, offerte di posti di lavoro. Tutto vero, ma solo in apparenza. In realtà, in molti casi, si tratta di vere e proprie truffe con un giro di centinaia di milioni. Per superare la diffidenza delle vittime “prescelte“, alle volte basta poco. Soprattutto è sufficiente approfittare della loro buona fede prospettando, ad esempio, affari da non perdere o viaggi da sogno che, poi, nascondono vere e proprie trappole. I sistemi sono tanti e in costante aumento. Un esempio? Eccolo.
Con l?arrivo dell?estate e delle vacanze, sono sempre di più le persone che sognano mete esotiche a prezzi, magari, più che vantaggiosi. E, a volte, a farne le spese sono proprio i viaggiatori più prudenti, quelli che acquistano il pacchetto “tutto compreso“. È quanto successo ad una famiglia perugina che aveva pensato ad una bella vacanza al sole del Mar Rosso. Partenza fissata dall?aereoporto di Ciampino. Il professionista perugino era stato avvertito con una telefonata che l?aereo avrebbe avuto circa due ore di ritardo. Ma all?arrivo in aeroporto, del charter si erano addirittura perse le tracce. Così la bella famigliola è stata costretta ad aspettare il volo di un?altra compagnia, rimandando di circa 7 ore la partenza, bivaccando all?aereoporto e arrivando in Egitto alle 5 del mattino. Ma non basta. In albergo l?altra sorpresa. Al posto delle due camere comunicanti prenotate e pagate, gli era stata riservata una sola stanza.
Inevitabili le discussioni. Poi, l?altra sorpresa. Bibite e cena non erano comprese nel prezzo, a dispetto di quanto avevano precedentemente concordato. Così, al ritorno a Perugia, ecco che scatta la denuncia. In vista dell?estate, però, i rischi aumentano così come le occasioni di essere imbrogliati: dai viaggi premio che nascondono acquisti di multiproprietà, ai sondaggi d?opinione fantasma che celano veri e propri acquisti (corsi di lingua scadenti, vecchi libri ed enciclopedie). La scena è frequente.
Belle ragazze appostate fuori da scuole, università e centri commerciali. Una cartella in mano, un questionario da far compilare, una minigonna vertigionosa, gli occhi dolci e il gioco è fatto. Sono sempre di più quelli che restano “invischiati“ nella ragnatela tessuta da sedicenti ricercatori di mercato con lo scopo di far firmare, spesso all?insaputa dell?interessato, un vero e proprio contratto di acquisto. Bersagli preferiti studenti, anziani e genitori con bambini al seguito. Così le persone vengono convinte a firmare. «Certi intervistatori – dice Carla Falcinelli, presidente del Codacons Umbria – si recano anche all?Università quando gli studenti sono in procinto di sostenere un esame. Molti ragazzi hanno firmato solo per toglierseli di torno». Una volta firmato, il gioco è fatto. Dopo alcuni giorni, i malcapitati si vedono recapitare a casa pacchi con libri, enciclopedie, materiale didattico per corsi a distanza.
Insieme ai bollettini con la richiesta di pagamento della prima rata. Di solito, il pacco viene rispedito al mittente ma, poco tempo dopo, ecco arrivare solleciti di pagamento e lettere dell?avvocato che minacciano azioni legali. «In questi casi – avverte la Falcinelli – meglio esercitare l?azione di recesso entro i 7 giorni previsti dalla legge».
Ancora una storia, stavolta sugli impieghi part-time, tra le mura domestiche. In molti tra casalinghe, studenti e pensionati vengono continuamente sedotti dall?idea di poter arrotondare il proprio budget con lavoro contratto per telefono o per corrispondenza. L?ultimo caso riguarda una studentessa perugina. Rispedendo un coupon, ha risposto ad un annuncio di lavoro part-time che, nelle premesse, avrebbe dovuto consistere nello scrivere indirizzi. La ragazza si era impegnata a ricevere a casa l?occorrente, pagando 125 mila lire. All?arrivo del materiale, però, l?amara scoperta.
Era stata inserita in una sorta di catena di Sant?Antonio fatta di coupon da distribuire a conoscenti, amici e parenti. A seconda dei cedolini consegnati, poi avrebbe ricevuto un non meglio precisato compenso. Le persone contattate sarebbero state inserite nel circuito creato da una società meridionale, con l?obiettivo di “spillare“ altri soldi. Da qui la decisione dell?universitaria di recedere dall?accordo, pretendendo il rimborso di quanto versato. La risposta della società? Gli interessati avrebbero sostenuto che il rimborso non era ammesso sulla base di un apposito decreto che, a loro dire, non prevede recesso per il “cartaceo“. La mossa successiva è stata la decisione della ragazza di denunciare l?episodio al Codacons. Ma non finisce qui. Di storie del genere, è piena la cronaca. Un?altra riguarda la ditta titolare di un numero 166 che, attraverso forme di annuncio, invitava a telefonare al numero pubblicizzato. Chi chiamava, però, non riusciva a parlare con nessuno, restando in attesa per svariati minuti, “palleggiato“ da una linea all?altra. Il risultato? Visibile soltanto all?arrivo della bolletta telefonica.
Notevolmente “appesantita“.
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