C’ è chi, sfacciatamente, i cartellini con i ribassi li ha già esposti da giorni
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fonte:
- Il Gazzettino
C’ è chi, sfacciatamente, i cartellini con i ribassi li ha già esposti da giorni. Chi, invece, ai clienti chiedeva allusivamente: «Ma lei la tessera-fedeltà ce l’ ha già? Nooo? Non importa, le pratico ugualmente un meno 30 per cento». Oppure chi, almeno ai clienti conosciuti, gli sconti ha cominciato a calcolarli subito dopo Natale. Che le festività siano state un flop, a cominciare dal settore abbigliamento, lo ammettono quasi tutti gli addetti ai lavori. Non rimangono che i fatidici saldi per cercare di rimettere in sesto la bilancia dei pagamenti aziendali, dopo un anno di crisi profonda, con una riduzione delle vendite merceologiche stimata almeno nel 10 per cento. Ma c’ è un’ altra bilancia sbilanciata. E’ quella delle famiglie che ai saldi si affidano ormai da tempo per cercare di recupare un po’ di potere d’ acquisto smarrito e immolato sull’ altare dell’ euro, del caro-prezzi e dei salari perennemente calmierati. Anche se nessuno giura sulla possibilità di fare affari veri, dicono le statistiche che 6 italiani su 10 si affidano ai saldi per comperare ciò che non si possono permettere in altri periodi dell’ anno. Visti da una parte e dall’ altra della barricata, i saldi continuano ad essere un segno di contraddizione. Perchè le categorie di commercianti non li vorrebbero troppo a ridosso di Capodanno. Mentre quelle dei consumatori li avrebbero visti meglio al momento degli acquisti dei regali di Natale. I venditori chiedono un’ unica data d’ inizio nazionale, non una frammentazione di calendari. C’ è chi invoca la liberalizzazione, in realtà avversata dal 70 per cento dei titolari di negozi. Ma c’ è anche chi individua nell’ attesa dello sconto (che poi magari sconto vero non è) la fine del commercio. Nessuno si illude che siano una panacea. Quest’ anno sembrano invece destinati ad essere l’ ultima spiaggia per tanti, venditori e compratori. Sul giro d’ affari reale le cifre si sprecano. Fino a pochi giorni fa Confcommercio parlava di un giro di 6 miliardi abbondanti di euro, adesso si è arrivati a 8 miliardi, una cifra comunque pari a un quinto del fatturato totale del settore. La spesa media per famiglia dovrebbe restare fra i 300 e i 400 euro. Ma non è altro che càbala, perchè previsioni più pessimistiche indicano almeno un calo del 5 per cento del volume complessivo rispetto al 2008, e dopo il crollo pari a due miliardi di euro per Natale, sarebbe una nuova doccia fredda. Che i saldi già ci fossero lo ha dimostrato giorni fa una ricerca di Codacons. «Un commerciante su tre applica già i saldi alla clientela, con sconti medi dal 20 al 40 per cento, proponendoli direttamente in fase di acquisto, accettando le richieste di sconti dei cittadini o inviando lettere ai clienti fidati». «Ormai ai saldi ci crediamo poco anche noi» ammette Fernando Morando, veronese, presidente regionale veneto di Confocommercio. «Naturalmente questo non impedisce che ci aspettiamo delle belle vendite in questo inizio di 2010. La gente compera quando ha bisogno. Ormai non aspetta più i saldi». I commercianti veneti avrebbero voluto spostare l’ inizio al 5 gennaio. «Lo avevamo chiesto alla Regione, ma non è stato possibile ottenerlo. E così ognuno ha dovuto arrangiarsi in qualche modo tra inventari Capodanno». Un bilancio di Natale? «E’ andato un po’ meglio rispetto all’ anno scorso, i segnali di ripresa un po’ ci sono. Ma nonostante questo il calo si dovrebbe assestare per tutto il 2009 attorno al 10 per cento». Un giudizio sul 2009? Lapidaria la conclusione di Morando: «Per noi è un anno da dimenticare».
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