Braccio di ferro internazionale tra una società discografica tedesca e quattromila utenti
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fonte:
- Libertà
Piacenza – Quasi uno “scandalo“ internazionale diviso tra Germania, Svizzera e Italia: c`è anche una signora piacentina residente a Castelsangiovanni tra i 4mila connazionali finiti nell`occhio del ciclone di un affair che parla di files mp3 scaricati on line e illecitamente “girati“ agli amici (questo hanno fatto gli internauti, compresa la piacentina, commettendo effettivamente un pur all`oscuro delle conseguenze), che parla di una società discografica tedesca con sede ad Hannover, la quale, come un fulmine a ciel sereno, ha fatto piovere nella cassetta della posta degli ignari utenti fatture da 330 euro con l`eventualità di intentare un processo per pirateria, e che parla – ultimo vertice del triangolo internazionale – di una società svizzera di ricerche anti-pirateria avente sede a Steinhausen, che, su mandato dell`etichetta tedesca, sarebbe risalita dagli Ip (indirizzi di posta elettronica) all`indirizzo di casa degli utenti, dove recapitare la fattura. Fattispecie, questa, che ha fatto lanciare all`Adiconsum nazionale l`accusa di violazione della privacy, mentre i tedeschi dormono sonni tranquilli, dicendosi al riparo da qualsiasi accusa del genere. Il 28 luglio il tribunale di Roma che ha accettato il ricorso dei consumatori (con Adiconsum si presenterà anche il Codacons) sull`accusa di violazione della privacy si pronuncerà ufficialmente. Se il tribunale capitolino dovesse accettare i rilievi opposti dal fronte delle due associazioni dei consumatori (che sul punto hanno già interessato il Garante della privacy) emettendo una sentenza di effettiva violazione, gli utenti avranno il diritto di effettuare una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell`etichetta tedesca. Ciò che sta capitando a tanti italiani è pari pari quanto è occorso alla signora piacentina: disperata adesso, perchè all`oscuro di aver commesso un reato (in cui per la verità molte persone in buona o meno buona fede cascano, ovvero diffondere materiale catturato on line, ovvero “condividere“) ma soprattutto disperata per la cifra a cui metter mano per aver scaricato file del valore, sul mercato, soltanto di qualche euro. Grave dunque il reato commesso dai “navigatori“, e secondo alcuni dei tanti comunicati diffusi sul blog riguardo all`argomento, la fattura di oggi, con lo spauracchio di intentare un processo per pirateria, sarebbero proprio uno strumento per educare il pubblico ad un corretto utilizzo del materiale in rete. Ma altrettanto grave, anzi gravissima, sostiene adesso la difesa dei consumatori, la violazione ipotizzata a carico dei discografici tedeschi, se verrà affermata dai giudici, per aver utilizzato strumenti tali da risalire ai domicili degli internauti. Insomma, una controversia dai confini internazionali, che solo il tempo contribuirà a chiarire nei contorni. L`Adiconsum nazionale ha già chiamato a raccolta i 4mila utenti (tra cui la piacentina, ma le “vittime“ locali potrebbero essere più d`una) che hanno ricevuto la lettera di diffida della casa discografica che ha avuto a disposizione i dati dei privati responsabili di file sharing. La lettera chiede un risarcimento pecuniario, attorno appunto ai 330 euro. Nei giorni scorsi era emerso da alcune segnalazioni in rete come tutta una serie di lettere fosse stata inviata a privati italiani con specifiche indicazioni relative al rischio di essere coinvolti in un processo per pirateria. Le minacce sono state confrontate e la matrice sarebbe risultata comune: la lettera sarebbe stata inviata proprio dalla casa discografica tedesca e suggerirebbe di scendere a patti nel giro di pochi giorno riconoscendo una penale (con tanto di espressa valutazione monetaria, la somma che si diceva, attorno ai 330 euro) evitando l`aggravarsi della posizione avventurandosi in un procedimento legale.
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