10 Febbraio 2015

Zone a luci rosse, il Vaticano «indignato»

Zone a luci rosse, il Vaticano «indignato»
Condanna dell’ Osservatore Romano. Fi presenterà un esposto in procura. Caos e divisioni nel Pd.

SEGUE DALLA PRIMA Ieri Forza Italia ha addirittura annunciato che presenterà alla Procura di Roma un esposto contro il mini-sindaco Santoro, il primo cittadino Marino e il comandante dei vigili Clemente in cui si ipotizza il reato di favoreggiamento della prostituzione. È la linea seguita dal prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, il quale ha spiegato che le zone a luci rosse a Roma «non si possono fare perché significherebbe ammettere la prostituzione, cioè dire che è lecita. E nel momento in cui si indicano delle zone si configura il favoreggiamento». Ma il Comune sembra voler tirare dritto per la sua strada, conscio che il problema esiste e bisogna fare per forza qualcosa per risolverlo. «Siamo in un momento in cui possiamo davvero cambiare le cose – ha scritto ieri Santoro su Facebook – . Possiamo essere quelli che riescono a dire basta alla tratta di vite umane. Anzi, possiamo essere quelli che lo fanno, non solo lo dicono». Il mini-sindaco parla di un piano in tre punti: 1) Mandare in strada alcuni operatori che offrono un’ alternativa alle vittime di tratta in modo da stroncare il racket. 2) Rendere più efficace la presenza delle forze dell’ ordine sul territorio. 3) Implementare un’ educazione sentimentale nelle scuole e far crescere i bambini in quartieri puliti. In mezzo a tanti no il presidente del IX Municipio ha incassato l’ appoggio di Pia Covre, fondatrice nel 1982 del Comitato per i diritti civili delle prostitute : «Basta paure, bisogna essere coraggiosi – ha detto ieri la donna – , è una buona idea, i cittadini devono appoggiarla. L’ emergenza di oggi è dovuta a decenni di politiche repressive e questa è una soluzione possibile, anche se sarebbe meglio diversificare le zone. Se la zona sarà troppo piccola, ci saranno sicuramente problemi». Il Codacons, che si è detto favorevole all’ iniziativa, ha però bocciato l’ idea del sindaco Marino di recapitare a casa dei clienti multe con la causalità della sanzione visibile: «La privacy va garantita – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi -, altrimenti si violeranno gravemente i diritti essenziali dei cittadini». Il problema è che non c’ è unità nemmeno all’ interno del Pd, di cui Santoro fa parte. Giulia Tempesta, vicecapogruppo in Campidoglio, chiede un intervento dello Stato, facendo finta però di non sapere che in Parlamento giacciono ben 12 progetti di legge sulla materia. Per fare chiarezza Matteo Orfini, presidente del Pd, ha annunciato che domani al Nazareno si discuterà della proposta presenti i consiglieri comunali, i parlamentari eletti a Roma, i presidenti di Municipio e l’ assessore Danese. Il partito, è la speranza di Orfini, ne uscirà con una posizione unitaria: «Mi aspetto – ha sottolineato – che ci sia una discussione perché il tema merita». Dal canto suo il presidente dell’ Eur spa Pierluigi Borghini è spaventato all’ idea che la sede della zona rossa possa sorgere accanto al Colosseo quadrato da lui affittato a Fendi: «Ho paura che il signor Arnault mi faccia causa». Alla fine, probabilmente, finirà nel solito buco nell’ acqua. I cittadini però non sembrano disposti ad accettare l’ ennesimo rinvio. Mentre si discute il racket prospera. Monica Ricci Sargentini.

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