13 Dicembre 2012

Zingaretti è turbato

Zingaretti è turbato

 

Non è più così certa la vittoria del centrosinistra alla regione Lazio che soltanto un mese fa sembrava una passeggiata. E iniziano le operazioni per cercare di salvare il soldato Nicola Zingaretti richiamandolo al suo primo obiettivo, quel Campidoglio che aveva lasciato a malincuore e per spirito di servizio quando scoppiò il caso degli abusi dei finanziamenti pubblici ai gruppi del Pdl e dell’ Idv. Urge paracadute per una delle migliori risorse del Pd che rischia di impantanarsi nella corsa a governatore di una regione tra l’ altro molto indebitata e con pochi margini di manovra. Da qualche giorno negli ambienti del Pd romano si parla insistentemente di un possibile dirottamento del presidente della Provincia di Roma dalla candidatura a governatore del Lazio a quella del comune di Roma. Se ne parla così insistentemente che la cronaca romana del Corriere della Sera, partendo da una dichiarazione di Domenico De Masi ha titolato «Zingaretti torni a Roma. La tentazione anti-primarie». Motivando così lo sfogo del sociologo che chiedeva di «riportare Nicola Zingaretti sulla corsa al Campidoglio garantirebbe un risultato sicuro non solo perché Alemanno ha fallito e il Pdl è in pezzi, ma soprattutto perché il Pd aveva schierato Zingaretti su Roma da tempo, unendo alla sua competenza e alla sua capacità amministrativa, l’ immagine di un partito in grado di programmare. Invece, adesso, la sensazione è che un partito serio non dovrebbe arrivare a scadenze così importanti senza aver già selezionato, e lanciato, i propri candidati». Più che una provocazione, lo sfogo di De Masi nasconde una paura che proprio da questo week-end con il rientro in campo di Silvio Berlusconi sta toccando sia il Pd nazionale che quello romano. Già, perché se a livello Italia il rientro dell’ ex premier e la possibile conseguente candidatura di Mario Monti rischia in qualche modo di non far centrare più l’ obiettivo di palazzo Chigi a Pier Luigi Bersani, nel Lazio le cose sembrano complicarsi ancora di più. Da una parte c’ è stata l’ azzeccata strategia dilatoria di Renata Polverini nel rallentare le dimissioni e le elezioni e facendo così dimenticare a molti gli scandali della sua maggioranza (ma anche dell’ opposizione) che si unisce al compattamento di molte anime di ex An che si starebbero coalizzando per proporre un nome forte e che continuano ad avere nelle province un forte consenso; tutto questo poi, unito a quella scossa che potrebbe arrivare dal ritorno del Cavaliere, soprattutto se davvero il Codacons, che ha presentato ricorso al Tar contro la fissazione delle elezioni per il 3 e 4 febbraio riuscirà ad ottenere l’ election day, potrebbe far cambiare quello che sembrava un destino già segnato. E Zingaretti che pure si era sacrificato, resterebbe bruciato da questa rimonta con la sua carriera fino ad ora tutta in discesa, fortemente ridimensionata. E allora, visto che il presidente dimissionario della provincia di Roma è forte proprio nella Capitale che a livello di immagine vale ben di più della regione Lazio e visto che in sua assenza dalla scena sta creando l’ ingorgo dei possibili candidati (da Paolo Gentiloni ed Alfio Marchini già in campo ai nomi dei possibili papabili Fabrizio Barca e Andrea Riccardi), a molti sta tornado nostalgia di quella sicurezza che dava il Zinga per la conquista di Roma. © Riproduzione riservata.

?di antonio calitri ?

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