24 Giugno 2011

Visto in tv “Tamarreide” Il cattivo gusto del cafone e il falso filtro

Visto in tv «Tamarreide» Il cattivo gusto del cafone e il falso filtro
 

«Tamarreide», basta la parola. Il programma di Italia 1, mezzo docu-reality e mezzo docu-soap, in onda ogni lunedì in prima serata (ore 21,10), provoca una levata di scudi come non si vedeva da tempo: il viaggio in Italia (una volta prerogativa dei giovani europei di buona educazione, tra cui Goethe, Byron o Stendhal) di otto coatti con licenza di provocare ha fatto infuriare associazioni di genitori come Age e Moige, più il solito Codacons. L’ ultima creazione di Alberto D’ Onofrio (già regista di documentari come «Oltre la notte», «Il capitano» su Giacinto Facchetti, «Erotika italiana») non riscuote successo in assoluto (2 milioni la prima puntata, 1,8 la seconda, pari al 7,98 e 7,73% di share), ma attira i giovani: 21,69% nella fascia 15- 24 anni all’ esordio, 16,82% nella fascia 15-34 settimana scorsa. Non è difendibile il cattivo gusto dei protagonisti e ancor meno l’ ipocrita filtro della conduzione di Fiammetta Cicogna o degli interventi da inventore dell’ acqua calda del sociologo Francesco Alberoni. Al di là, però, si apre uno squarcio sui gusti giovanili, con un significato ambivalente che andrebbe indagato: il cafone «tira», ma non si capisce se per adesione al modello o per dileggio. Insomma, l’ Italia coatta esiste e sarebbe difficile il contrario, visto come maltrattiamo scuola e cultura. Il risultato è la nascita di un personaggio fisso, come il soldato spaccone delle commedie plautine o il Capitano della commedia dell’ arte: il Tamarro. Se non ci piace questo simbolo dei nostri tempi, liberiamocene: con l’ educazione e la cultura. Basta la parola, diceva l’ antica pubblicità di un lassativo.

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