29 Luglio 2009

Vino e birra, vendita proibita agli ambulanti, salve le sagre e le fiere

Roma Niente più vino o birra dal porchettaio e, in genere, nei camion-bar ambulanti ma anche i distributori automatici e dove non ci sia, comunque, la licenza di pubblico esercizio. Il divieto entra in vigore da oggi con la legge comunitaria approvata dal Parlamento a fine giugno che, nell’intento di contrastare l’abuso di alcolici, ne vieta la vendita e somministrazione su spazi ed aree pubbliche, ad eccezione dei pubblici esercizi e delle loro pertinenze. Questo non significa rinunciare al vinello o alla birra in fiere, mercati o feste di partito, perché in quelle circostanze è richiesto all’autorità pubblica il rilascio della licenza d’esercizio, anche temporanea, ma penalizza l’attività dei chioschi ambulanti, ‘svuotando il bicchiere’, tra l’altro, ai porchettai laziali, ai paninari di milza in Sicilia e ai trippai fiorentini. Al salvataggio di questi ultimi, comunque, è già accorso il sindaco Renzi, annunciando una delibera ad hoc. Le sanzioni per chi contravviene alla nuova legge sono peraltro pesanti: chi vende o somministra alcolici senza detta licenza è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000a euro 12.000 oltre alla confisca della merce e delle attrezzature utilizzate. Se, inoltre, il fatto è commesso dalle ore 24 alle ore 7, anche attraverso distributori automatici, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 30.000. «Se l’alcol è un problema per il Paese, sia pure a causa di una esigua minoranza di giovani, è giusto che nel mercato ci siano regole uguali per tutti – afferma Sommariva – La legge comunitaria chiarisce, speriamo una volta per tutte, che per somministrare alcolici ci vogliono requisiti specifici morali e professionali con livelli di responsabilità adeguati da cui dipendono precise sanzioni anche penali. Nell’ordinamento italiano queste caratteristiche sono in capo a coloro che possiedono una licenza di pubblico esercizio che può essere concessa anche in occasione di sagre, fiere o altri eventi».  Il Codacons definisce «un’ottima misura» a tutela della salute dei giovani e promuove «a pieni voti» la legge comunitaria, aggiungendo che ora però serve un sistema di controlli seri. Totalmente contraria alla normativa, «che rischia di far tornare un assurdo proibizionismo», è invece Confesercenti. «Si sta infatti commettendo – spiega – un’autentica vessazione nei confronti di migliaia di piccoli esercizi commerciali. Questo vuol dire aggiungere, al danno della crisi, la beffa per chioschi ed altri esercizi che nelle grandi città svolgono comunque un servizio essenziale per turisti e cittadini». In particolare l’Anva, l’associazione nazionale dei venditori ambulanti in capo a Confesercenti, nota attraverso il suo coordinatore Adriano Ciolli, «come con questa norma rischiano di scomparire le economie e tipicità locali, dal porchettaio laziale al trippaio fiorentino, a tutti i mercati coperti dove si vende vino e birra perché la loro è una licenza da ambulanti».

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