22 Gennaio 2008

VIA CRUCIS PER UNA CONSUMATRICE DI MILANO

VIA CRUCIS PER UNA CONSUMATRICE DI MILANO

CONTATORE PER L’ELETTRICITA’ DIFETTOSO? SI, MA INTANTO DACCI 10.433 EURO

AEM DI MILANO AMMETTE IL TORTO… MA SOLO DOPO L’INTERVENTO DEL CODACONS

"Una vicenda che avrebbe dovuto chiudersi immediatamente, o meglio ancora non aprirsi nemmeno, e che invece è stata una via crucis per una consumatrice di Milano" ha commentato il presidente del Codacons, avv. Marco Maria Donzelli, che ha curato la pratica.
Tutto incomincia nel luglio del 2007, quando la signora Patricia riceve una bolletta dalla società Aem di ben 8077 euro, una stangata record per una famiglia che ha consumi elettrici normalissimi. Così la signora chiede la verifica tecnica del contatore. Ma Aem se la prende comoda e solo alla fine del settembre 2007, dopo l’invio di ben tre tecnici, si accorge finalmente del guasto al contatore e provvede a sostituirlo. Eppure la signora aveva anche le prove dell’avaria: una ripresa video in cui si vedeva il contatore dare letteralmente i numeri. Vicenda finita? Macché! Vista la lentezza delle verifiche tecniche nel frattempo alla signora Patricia giungono altre fatture da 1.975 e 381 euro, per un totale di 10.433 euro. Inutili le proteste della signora, le telefonate e le visite allo sportello (ben 10 volte si reca allo sportello Aem per reclamare giustizia). La risposta è sempre la stessa: o paga o le stacchiamo la corrente. Poco importa che il contatore fosse guasto anche a detta dei tecnici Aem.
Ma versare 10.433 euro non è una cosa che una famiglia può fare con tanta noncuranza e facilità. All’ennesima minaccia di distacco della fornitura, questa volta ultimativa e per iscritto, la signora si rivolge al Codacons che invia una normalissima diffida all’Aem, riservandosi di adire l’autorità giudiziaria, ed ecco che magicamente Aem annulla, "sua sponte", le fatture, senza più pretenderne il pagamento. Una letterina contro 10 code fatta dalla signora allo sportello Aem.
La domanda sorge spontanea: ma è possibile che un consumatore che ha ragioni da vendere è impossibilitato a veder riconosciuti i suoi sacrosanti diritti, salvo si rivolga agli avvocati di una associazione di consumatori?
 

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