“Verdure alle stelle? Non è colpa nostra“
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fonte:
- Il Nuovo.it
I commercianti ortofrutticoli, dati alla mano, ribattono alle accuse di truffe sui prezzi dei prodotti: freddo e gelate hanno ridotto la produzione diminuendo l`offerta. Braccio di ferro con Coldiretti e Codacons.
MILANO – Armati fino ai denti, ma con armi “verdi“ i commercianti ortofrutticoli di Milano hanno “sfoderato“ zucchine, peperoni, melanzane e fatture commerciali per dimostrare che se i prezzi della verdura salgono alle stelle non è colpa loro. Insieme le associazioni di grossisti, dettaglianti e ambulanti milanesi, in un incontro con la stampa all`Unione del commercio, hanno risposto polemicamente alla “campagna denigratoria di questi 15 giorni“. “La gente ha paura di acquistare, pensa di essere truffata – ha denunciato Furio Lovati, presidente dell`associazione grossisti ortofrutticoli – Questo è il risultato delle dichiarazioni fatte da persone che di agricoltura non capiscono niente, che non sanno nemmeno dove e come nasce un prodotto: mi riferisco alla Coldiretti, al ministro e al Codacons“, che hanno parlato di sette passaggi dal produttore al consumatore, con rincari ingiustificati.
Chi, invece, il mercato ortofrutticolo lo frequenta ogni giorno, dalle 4 del mattino, ha dato la sua versione dei fatti: “Dal 15 dicembre in poi, per 15 giorni – ha spiegato Dino Abbascià, presidente dei dettaglianti – il freddo e le gelate al Sud e la siccità al Nord hanno ridotto drasticamente la produzione di ortaggi, per questo l`offerta si è abbassata e le zucchine sono andate a otto mila lire al chilo, dalle 4 mila della media stagionale“.
Negli stand del mercato milanese, per fare un altro esempio, dal 16 al 20 gennaio del 2001 entravano 12 milioni e 755 mila quintali di carciofi al giorno, mentre nello stesso periodo di quest`anno sono stati calcolati solo 3 milioni di quintali di carciofi. “Un quarto del prodotto offerto lo scorso anno – ha precisato Giacomo Errico, rappresentante degli ambulanti -. L`offerta è di molto inferiore alla media degli scorsi anni“.
Oggi nell`immensa area di via Lombroso i prezzi delle zucchine sono scesi nella media stagionale, a 3-4 mila lire al chilo. “E` vero – ammettono i grossisti -, ma solo perché la gente non compra più zucchine e il prezzo si è abbassato. Ci stanno massacrando, e i produttori protestano perché con questi prezzi non coprono nemmeno le spese“. A Ragusa e a Pachino, terra di arance e ortaggi, gli agricoltori hanno protestato non inviando merce nei mercati, nemmeno a Milano. “Anche loro ce l`hanno con la Coldiretti, che in teoria li dovrebbe tutelare“, dice Lovati, mostrando un comunicato dei produttori della zona.
I passaggi non sono sette come dicono – ha denunciato con foga Lovati – in realtà sono tre, al massimo quattro: produttore, grossista e dettagliante. Mi spiegate perché nella grande distribuzione, nei grandi supermercati, dove l`azienda che rivende al consumatore ha acquistato direttamente dal produttore, i prezzi sono rimasti tali e quali?“. A dimostrare la sua arringa il presidente dei grossisti tira fuori la spesa fatta il 23 gennaio alla Coop: “O il problema sta alla base, nei problemi dell`agricoltura, o a truffare il triplo i consumatori sono proprio gli ipermercati“.
Anche l`assessore comunale al Commercio, Roberto Predolin ha dato il suo appoggio ai commercianti del mercato ortofrutticolo: “Tutto ciò che è stato detto è vero, ma c`è stato un difetto di comunicazione. I commercianti di categoria avrebbero dovuto avvisare in tempo che ci sarebbe stato un aumento dei prezzi, prima che si creassero allarmismi“.
Il fenomeno di aumento dei prezzi, tra l`altro, si è registrato in altri mercati internazionali, come a Parigi e a Parpignan, in Francia, a Rabat, in Marocco e a Barcellona, in Spagna “le differenze nei prezzo sono di pochissimi centesimi di euro“, assicura Abbascià. Che, come rapprresentante dei dettaglianti, ci tiene a tenere alto l`onore della categoria: “Noi non prendiamo in giro i nostri clienti. La gente, piuttosto, deve sapere che il monopolio della grande distribuzione porterà solo a un abbassamento della qualità dei prodotti“.
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