«Verdura più cara, ma non è per il gelo»
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fonte:
- La Stampa
«Verdura più cara, ma non è per il gelo»
La Coldiretti si schiera contro le speculazioni al rialzo sui prezzi
«Gli aumenti alla produzione, mediamente di 200-300 lire al chilo, dovuti ai danni da gelo, non giustificano assolutamente il forte rincaro di frutta e verdura che il consumatore trova sui banchi nei negozi e al mercato». Lorenzo Bazzana, caposervizio tecnico economico Coldiretti sintetizza la posizione dell´organizzazione agricola sulla «stangata» per carciofi, cavoli, insalata, finocchi e gli altri ortaggi. Per i venditori all´ingrosso è, invece, proprio il gelo la principale causa dei rincari. I carciofi sono passati da 0,36 a un euro al chilo, sempre all´ingrosso. Stesso discorso per le zucchine il cui prezzo oggi è anche di 4,65 euro, contro i 2,58 di qualche settimana fa. La colonnina di mercurio costantemente sotto lo zero, anche in Calabria e Sicilia, ha compromesso – secondo i commercianti – la vendita con conseguente lievitazione dei prezzi di coste, carote, finocchi, che spesso non si riescono nemmeno a togliere dai campi perché gelati. Ci sono poi le spese di riscaldamento per le serre, mentre dove la colture non sono state coperte gli ortaggi sono bruciati dal freddo. «C´è stata una riduzione di offerte di prodotto – sottolinea Coldiretti – in questo mese particolarmente freddo: al Sud le gelate sono iniziate il 10-12 dicembre. Ma l´aumento dei prezzi alla produzione è molto più risicato rispetto al prezzo sul mercato. I danni sono per il gelo, soprattutto nella zona adriatica-ionica. Se le 200-300 lire di rincaro al chilo registrate dagli agricoltori non avessero subito `´aggiunte´´ oggi il consumatore non pagherebbe così cara la frutta e verdura. C´è poi da tener presente che il rischio è tutto a carico del produttore, mentre per gli altri soggetti della filiera i costi sono fissi, come stoccaggio, trasporto. Al massimo è cresciuta la quota per il riscaldamento. E´ difficile capire il notevole salto tra prezzi alla produzione e quelli al consumo.In alcuni casi i prodotti costano anche 5-6 volte rispetto al costo alla fonte». Alcuni esempi: per un chilo di finocchi, che al consumo costa 2,07 euro, il produttore ricava 0,46 euro; per un chilo di cavolfiori si spendono 3,1 euro, dei quali solo 0,62 euro arrivano al produttore; per un chilo di pomodori il consumatore può arrivare a pagare 3,1 euro rispetto agli 0,77 euro che riceve l`agricoltore; per un chilo di arance, che al mercato costa 1,55 euro, l`agrumicoltore ha 0,22 euro. Gli agricoltori non hanno dubbi: l´impennata dei prezzi è dovuta a ingiustificati aumenti, responsabilità di speculazioni commerciali. Le gelate , secondo gli agricoltori, possono essere dannose in primavera, non a dicembre e gennaio quando questi fenomeni sono normali e in campo ci sono solo poche produzioni orticole. Paolo Landi, di Adiconsum sottolinea come gli aumenti si possono giustificare solo per la verdura di stagione, non sulla merce da magazzino come la frutta. «Euro e gelo sono state due concause di questi rincari – dice – e non dimentichiamoci che il governo ritoccando le cifre di Lotteria e generi di monopolio in vista dell´Euro non ha tenuto conto dell´effetto trascinamento su tutto il sistema, compresa l´agricoltura». Carlo Rienzi, presidente di Codacons, ricorda come il gelo sia stato in molti casi motivo per aumentare i prezzi anche su prodotti di serra e coltivazioni protette, così come gli ortaggi surgelati. «Anche negli anni scorsi c´erano problemi di gelate – dice -. Il freddo giustifica solo in minima parte i rincari. Stiamo facendo un monitoraggio attraverso il nostro osservatorio».
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