Veneto Banca, la Consob e la tesi del complotto Consoli: «Io sono fuori»
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fonte:
- Corriere del Veneto
aumento di capitale, la procura di roma attende la relazione degli ispettori. e i grandi soci si sfilano dall’ operazione
TREVISO «Non mi occupo di Veneto Banca». Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Montebelluna, rompe il silenzio che tiene dal febbraio 2015, da quando cioè è indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza nell’ inchiesta della Procura di Roma. Macché complotto per riprendersi l’ ex popolare, manovrando le associazioni dei soci, sostiene il manager, di fronte ai controlli Consob, tra lunedì e mercoledì, sull’ aumento di capitale da un miliardo. Verifiche di un pool di sei uomini del nucleo di polizia valutaria della Finanza,che già conduce l’ inchiesta, in sede a Montebelluna e in sette agenzie del Trevigiano, sulle procedure dell’ aumento, di fronte alle regole molto rigide imposte da Consob nel collocamento e alle accuse del Codacons, alla fine della scorsa settimana, su episodi di sollecitazione alla sottoscrizione allo sportello, con la richiesta di verificare se si tratti «d’ iniziativa del singolo promotore» o di «istruzioni dei vertici aziendali». Ma al centro delle verifiche anche la tesi – per altro poco sostenuta dalle sottoscrizioni per l’ aumento, ferme, stando alle indiscrezioni, a qualche milione di euro – del tentativo di Consoli di influire sulla banca attraverso le associazioni dei soci che hanno presentato i candidati al cda eletti nell’ assemblea del 5 maggio. Linea sostenuta dal presidente uscente, Pierluigi Bolla, prima dell’ assise, quando aveva detto che dietro le associazioni c’ era Consoli. Linea corroborata dai dati letti da Bolla in assemblea e finiti sul prospetto informativo per l’ aumento di capitale: esposizioni degli aderenti a «Per Veneto Banca» verso l’ istituto per 958 milioni, 382 dei quali deteriorati; e ancora i gruppi riconducibili ai presentatori della lista vincente per il cda esposti per 520 milioni, 262 dei quali deteriorati, e 13 soci presentatori tra i finanziati per l’ acquisto azioni, con 460 mila titoli, lo 0,37% del capitale, scomputati dal capitale dopo le ispezioni Bce. Accuse respinte dal nuovo cda, che aveva dichiarato «destituito di fondamento l’ assunto di condizionabilità dei nuovi amministratori, riservandosi l’ assunzione di iniziative a tutela della reputazione». Ma poi Consob deve aver voluto veder chiaro nelle parole del presidente di «Per Veneto Banca», l’ industriale cartario Bruno Zago, che, in un crescendo d’ impegni, aveva dato per realistiche sottoscrizioni per 250 milioni, buone per lo sbarco in Borsa, poi per fatto il superamento del 51% e la possibilità di toccare i 600 milioni. Cosa si muova in concreto, mentre le sottoscrizioni latitano, lo stabiliranno gli ispettori Consob. In una relazione attesa anche dal pm della procura di Roma, Maria Sabina Calabretta, che conduce l’ inchiesta aperta ormai un anno e mezzo fa contro Consoli e l’ ex presidente Flavio Trinca. La Procura ha smentito ieri di aver ordinato accertamenti sull’ aumento di capitale. Tesi che aveva preso corpo di fronte alla visita, l’ altro ieri, del presidente di Veneto Banca, Stefano Ambrosini, al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone – ma anche in Consob, a quel che risulta -. Per sollecitare controlli sull’ aumento? Macché, puro galateo, sostiene Veneto Banca, in una nota che ieri ha derubricato l’ incontro, spiegandolo con «motivi esclusivamente istituzionali», per presentare i nuovi vertici e «ribadire la massima disponibilità della banca a collaborare». «Non si è parlato in alcun modo delle indagini in corso, né sono state fatte al procuratore sollecitazioni o richieste di alcun tipo», sostiene ancora la nota, riferendosi ai supposti interventi chiesti da Ambrosini. Intanto arrivano le reazioni. «Non mi occupo di Veneto Banca e un mio coinvolgimento nell’ aumento di capitale è falso – dice Consoli -. Mi piacerebbe capire sulla base di quali elementi o indizi vengono create simili notizie». Smentite anche dalle associazioni. «Abbiamo toccato il fondo del buon senso. Il management è totalmente cambiato. Ci dicano almeno attraverso quali azioni stiamo rappresentando il passato», dice Giovanni Schiavon, vicepresidente di Veneto Banca e già leader dei piccoli soci dell’ Associazione azionisti Veneto Banca. «Fantasie. Non vedo Consoli da un anno e mezzo, non ho affari con lui e non intendo parlare di cose che non esistono», aggiunge Zago. E le famose sottoscrizioni? Che senso ha avuto prospettare una partecipazione che non c’ è? «Io ho sostenuto il mio punto di vista. Si tratta di aspettare ancora pochi giorni per vedere come va a finire», conclude l’ industriale. Ma intanto ieri «Per Veneto Banca» in una nota si è in sostanza chiamata fuori dall’ aumento. C’ è sì l’ invito ai soci «a partecipare all’ aumento in base alle disponibilità», ma si dice che «le importanti manifestazioni di interesse di soci e soggetti istituzionali» non potranno «concretizzarsi per importi consistenti». Troppe cose congiurano: mancano «informazioni essenziali sulla strategia di rilancio» e «i tempi sono molto ristretti». E poi ci sono «la Brexit e gli aumenti di altri istituti» e «il contributo di sfiducia» dato da Atlante, che entrerà in Veneto Banca solo con il 51%. Insomma, colpi di reni nelle sottoscrizioni non se ne vedranno. E già si prepara il Fondo Atlante, che ieri ha garantito l’ impegno anche se la Gran Bretagna uscirà dall’ Ue.
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