Vendite al dettaglio, su solo i beni non alimentari (è ancora effetto Covid)
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fonte:
- Help Consumatori
A maggio le vendite al dettaglio aumentano dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 13,3% su base annua. A pesare su base annua è soprattutto la crescita nella vendita dei beni non alimentari, e questo è frutto ancora della pandemia: un anno fa pesava la chiusura di molti negozi. Le vendite degli alimentari vanno invece giù.
Rallenta anche la corsa dell’ecommerce, che continua a crescere ma a ritmi meno sostenuti e non più a due cifre – anche questo, un andamento influenzato prima dalla chiusura delle attività commerciali e ora dalla riapertura del commercio.
L’andamento delle vendite al dettaglio racconta dunque di come stanno andando i consumi in una fase che comunque è ancora lontana dai livelli pre-Covid. Per le associazioni dei consumatori, infatti, sono dati deludenti che testimoniano una crisi dei consumi.
Vendite al dettaglio a maggio 2021
A maggio 2021 l’Istat stima una lieve crescita congiunturale per le vendite al dettaglio (+0,2% in valore e +0,4% in volume). Le vendite dei beni alimentari sono in calo (-2,0% in valore e -1,9% in volume) mentre aumentano quelle dei beni non alimentari (+2,0% in valore e +2,2% in volume).
Nel confronto annuale, a maggio le vendite al dettaglio aumentano del 13,3% in valore e del 14,1% in volume, grazie alla crescita del comparto non alimentare che segna +28,1% in valore e +28,0% in volume. Calano invece le vendite dei beni alimentari: -1,5% in valore e -0,6% in volume.
Vendite al dettaglio, l’andamento dei beni non alimentari
Le vendite al dettaglio dei prodotti non alimentari, nel confronto annuale, evidenziano come le categorie che vedono una crescita a due cifre sono quelle che prima erano ferme, vuoi per le conseguenze del lockdown sui consumi (che hanno penalizzato voci come abbigliamento e calzature) vuoi per la chiusura dei negozi. Mentre a rallentare sono solo informatica e tlc (forse gli italiani si sono dotati di tutto quello che serviva loro durante il lockdown e subito dopo).
E così c’è ora una crescita a due cifre nelle vendite al dettaglio per Abbigliamento e pellicceria (+82,3%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+59,7%).
Salgono anche Mobili e arredamento (+51%), Giochi e giocattoli, sport e campeggio (+26,3%), Gioiellerie e orologerie (+21,4%). Aumentano le vendite per prodotti farmaceutici e anche per Cartoleria, libri, giornali e riviste, per la profumeria e per i casalinghi. Elettrodomestici, radio, tv e registratori si fermano a +1,4%.
L’unica voce che va giù sono le Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia che segnano su base annua – 4%.
Rispetto a maggio 2020, il valore delle vendite al dettaglio aumenta in tutti i canali distributivi: la grande distribuzione (+8,3%), le imprese operanti su piccole superfici (+19,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+19,4%) e il commercio elettronico (+7,2%). Ma quest’ultimo a ritmo meno sostenuto.
Vendite al dettaglio inferiori ai livelli pre-pandemia
Sono comunque vendite al dettaglio inferiori ai livelli pre-pandemia, con numeri ancora influenzati da quanto accaduto durante il lockdown della primavera 2020 (nel confronto annuale).
«A maggio 2021 – commenta l’Istat – si registra un contenuto aumento congiunturale dovuto alla variazione positiva delle vendite dei beni non alimentari. Nonostante ciò il livello delle vendite, sia in valore sia in volume, risulta ancora inferiore ai livelli antecedenti la crisi (febbraio 2020). Su base tendenziale continua, seppure a ritmi inferiori rispetto ad aprile, la sostenuta dinamica di crescita dei prodotti non alimentari, che nel maggio dello scorso anno erano ancora influenzati dalla chiusura di molte attività. In rallentamento, infine, la crescita delle vendite on-line».
Consumatori: dati deludenti, crisi dei consumi
L’andamento delle vendite al dettaglio non piace alle associazioni dei consumatori. Per l’Unione Nazionale Consumatori l’Italia è la “Cenerentola d’Europa”.
«Dati sconsolanti e demoralizzanti. Se l’industria è già ripartita e sia la produzione che il fatturato hanno già recuperato i valori pre-crisi, le vendite sono ancora al palo. Un segno evidente della difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Secondo il nostro studio, le vendite di maggio sono inferiori sia nel confronto con quelle di febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, con un gap del 2,3%, sia rispetto a gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia, con un divario pari all’1,1%, che arriva, per il settore non alimentare, al 3,5%. Ancor più negativo il fatto che l’Italia sia la Cenerentola d’Europa». Gli altri paesi hanno della Ue27 infatti registrato un rialzo medio mensile delle vendite in volume del 4,6% secondo i dati Eurostat.
Dati deludenti anche per il Codacons per il quale si conferma la crisi dei consumi.
«La crescita congiunturale delle vendite è minima e spinta solo dai beni non alimentari, mentre i numeri sono ampiamenti negativi per il comparto alimentare sia in volume che in valore – dice il presidente Carlo Rienzi – Dati che confermano l’allarme lanciato dal Codacons circa la crisi dei consumi che si registra in Italia: il 2021 doveva essere l’anno della ripartenza della spesa delle famiglie, ma tutte le indagini economiche dimostrano come i consumi degli italiani siano ancora fermi. E non è certo un caso se le vendite al dettaglio registrano valori ancora al di sotto dei livelli pre-Covid».
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