Vendita di bevande alcoliche
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fonte:
- La Stampa
AOSTA
Ho seguito con molta attenzione la polemica a distanza, sulle pagine del vostro giornale, tra il Codacons e la Fipe circa la vendita di bevande alcoliche «travestite da innocue bibite a gradazione comunque elevata» ai minori di 16 anni. La questione mi interessa molto, in quanto sono padre di un ragazzo di 14 anni. Esaminando le due posizioni, devo dire che il Codacons ha sicuramente ragione nel chiedere alla magistratura l?applicazione della legge, che vieta agli esercenti di un locale pubblico di vendere alcolici ai giovanissimi. Ma, come sostengono i rappresentanti della Fipe, tutto questo sicuramente non basta. Se mio figlio volesse bere una birra, oppure una di quelle bevande oggi tanto contestate, o addirittura un superalcolico, non avrebbe alcuna difficoltà. Negozi e supermercati sono aperti a tutti, nessuno controlla la carta d?identità a chi acquista alcolici (e del resto non so neppure se la legge impone degli obblighi anche in questo settore).
Non è raro, quindi, vedere ragazzini nelle piazze o nei giardini che sorseggiano bevande alcoliche, magari con l?idea di sembrare «grandi» e sovente anche con una sigaretta fra le dita. Di chi è la colpa? Di tutti, credo. Si dice che la prima educazione è quella che si fa tra le mura domestiche. E? vero, sovente i genitori non fanno caso al «primo bicchiere» e magari ai successivi che il figlio consuma in casa. Di certo, però, padri e madri possono fare ben poco contro la martellante pubblicità in televisione soprattutto, ma anche per radio, su giornali e riveste, sui cartelloni stradali. Credo sia veramente necessario un intervento istituzionale, per regolamentare l?argomento con norme chiare e precise. E sono convinto che anche la associazioni di categoria e dei consumatori, se unissero le loro forze, potrebbero avere molta più voce in capitolo.
LETTERA FIRMATA
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