13 Luglio 2011

“Veleni” alla facoltà di Farmacia anche l’ associazione Codacons chiede di costituirsi parte civile

La richiesta di costituzione di altre due parti civili, l’ associazione di consumatori del Codacons e una delle parti lese "individuali", hanno caratterizzato la giornata di ieri del prosieguo dell’ udienza preliminare sul procedimento per disastro ambientale nei laboratori della facoltà di Farmacia. Il gup Alessandro Ricciardolo scioglierà la riserva sull’ ammissione delle parti civili (adesso sono 19 ad aver fatto richiesta di costituzione) nelle prossime udienze fissate per oggi pomeriggio (nella quale saranno affrontati ancora le eccezioni preliminari) e poi, dopo la pausa estiva degli uffici giudiziari, il 21 e il 29 settembre, date in cui sono previste le discussioni e la decisione sul rinvio a giudizio o meno degli imputati. Si tratta dell’ ex rettore Ferdinando Latteri (oggi deputato del Mpa), il direttore amministrativo dell’ Università Antonino Domina e poi Marcello Bellia (medico competente), Giuseppe Ronsisvalle, Francesco Paolo Bonina e Giovanni Puglisi, (componenti della Commissione permanente per la sicurezza), Fulvio La Pergola (responsabile del Servizio protezione e prevenzione dai rischi), Lucio Mannino (dirigente dell’ Ufficio tecnico), Franco Vittorio (direttore del Dipartimento di Scienze farmaceutiche e presidente della Commissione permanente per la sicurezza), Giuseppe Virzì (presidente della Commissione per l’ aggiudicazione dei lavori di rifacimento degli impianti di scarico dell’ edificio 12), Lidia Alfieri e Valeria Graffeo (componenti della Commissione), Domenico Di Franca, (delegato alla redazione del verbale). Sono invece ancora in fase di notifica gli avvisi del secondo fascicolo dell’ inchiesta e per questo motivo il gip non ha ancora fissato la data dell’ incidente probatorio per accertare se vi sia un nesso di casualità tra i casi di morti per tumore di ricercatori e studenti della facoltà di Farmacia e il disastro ambientale avvenuto alla cittadella universitaria. Questa seconda inchiesta "parallela" condotta sempre dal pubblico ministero, Lucio Setola, che ipotizza i reati di omicidio colposo e lesioni colpose, è stata aperta dopo la denuncia del padre di Emanuele Patanè, un ricercatore morto di tumore che dopo l’ avvio dell’ indagine ha reso pubblico il testamento del figlio contenuto nel computer portatile del giovane. I familiari delle delle persone decedute o ammalatesi gravemente dopo aver lavorato nei laboratori dei veleni sono stati ammessi come parti lese anche nel procedimento per il disastro ambientale. Il "nodo" da sciogliere è proprio quello di dimostrare il nesso causale tra la situazione ambientale dei laboratori e le malattie (patologie tumorali) contratte da ricercatori e impiegati, spesso con esiti mortali. L’ incidente probatorio per il quale il gip deve ancora fissare la data dovrebbe proprio accertare se questo nesso ci sia stato.

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