8 Febbraio 2010

VALANGHE: EMENDAMENTO GOVERNO A DL EMERGENZE, CARCERE A CHI PROVOCA VITTIME

PER IL CODACONS NON SERVE UNA LEGGE, BASTANO I CODICI CIVILI E PENALI  
 
NECESSARIA LA MODIFICA DELLA LEGGE 363/2003 SOLO PER LE SCALATE

 
 
Sei morti. Un week end nero sulle montagne italiane. Ancora una volta sciatori ed escursionisti non hanno rispettato le indicazioni provenienti dai bollettini meteo. Il governo ha presentato un emendamento al decreto legge sulle emergenze in discussione al Senato, prevedendo il carcere per chi, provocando una valanga, si rende responsabile della morte di altre persone.
Per il Codacons si tratterebbe di un provvedimento ridicolo. Per chi provoca valanghe e morti esiste già il codice penale. Per chi, invece, provoca danni, ad esempio costringendo, per un suo atto di incoscienza, ossia per colpa o per dolo, lo Stato a mobilitare centinaia di soccorritori, esiste già il codice civile. L’unica cosa che manca da fare, è applicare fino in fondo la legge n. 363 del 2003.  La legge, ad esempio, prevedeva campagne informative, a cadenza annuale, volte a promuovere la sicurezza nell’esercizio degli sport invernali. Che fine hanno fatto?
Le Regioni, poi, dovevano determinare l’ammontare delle sanzioni amministrative da  applicare  in  caso  di violazione delle disposizioni della legge e potevano adottare ulteriori prescrizioni per garantire  la  sicurezza  e  il migliore utilizzo delle piste e degli impianti.
L’unica correzione indispensabile, che il Codacons chiede dal 2003, è l’estensione della legge sulla pratica degli sport invernali anche alle scalate. Se, infatti, in inverno, gli incidenti mortali sono legati alle slavine, in estate si verifica una strage di scalatori. Nessuna normativa, però, prevede attualmente i requisiti, le attrezzature e le regole obbligatorie da rispettare anche per chi decide di fare escursioni pericolose.
Inoltre, andrebbe ripensato l’art. 17 della legge, secondo il quale “il concessionario e il gestore degli impianti di risalita non sono responsabili  degli  incidenti  che  possono verificarsi nei percorsi fuori pista serviti dagli impianti medesimi”.  Forse, questo articolo, così netto, è servito solo a deresponsabilizzare i gestori.
 

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