9 Febbraio 2010

Valanghe, altre due vittime sulle Alpi Messner: folle la minaccia del carcere

MILANO – La strage bianca non si ferma. Altre due vittime si sono aggiunte ieri al tragico bilancio degli incidenti avvenuti sulle montagne nell´ultimo weekend. Sono così saliti a otto i morti, travolti dalle valanghe sulle Alpi, ai quali si aggiungono una decina di feriti, due dei quali restano ancora in gravi condizioni. E l´allarme continua. Secondo il Corpo forestale dello Stato, che sconsiglia le uscite fuori pista, il pericolo valanghe rimarrà «alto» su tutto l´arco alpino e sull´Appennino centrale, anche nei prossimi giorni. Fioccano intanto le polemiche sull´emendamento proposto dal governo che prevede multe e carcere per chi provoca una valanga con delle vittime. Il ministro del Turismo Michela Brambilla lo sostiene, perché ci sono «troppi incidenti», e servono anche «sanzioni pesanti, compreso il carcere». Per l´alpinista Reinhold Messner invece è solo «una reazione isterica» che rischia di «uccidere l´alpinismo». Le ultime due vittime, in Veneto e Lombardia. Ieri mattina il soccorso alpino ha recuperato il corpo di uno scialpinista di 63 anni, Mirko Cesco, travolto da una valanga in Val Visdende, nel Bellunese. L´allarme era stato dato dalla moglie che non lo aveva visto tornare a casa dopo un´escursione. I soccorritori lo hanno trovato sotto la neve su un sentiero militare lungo la forcella Dignas sulla quale si erano abbattute diverse valanghe. All´ospedale di Bergamo è deceduta invece Rita Broggi, 49 anni, travolta da una valanga sul monte Grona, nel Comasco, mentre stava compiendo un´escursione con le «ciàspole» insieme al marito. I due erano stati trascinati a valle per 300 metri. L´uomo era riuscito a riemergere e a chiamare i soccorsi mentre la donna era rimasta sotto due metri di neve per un´ora e mezza. Quanto ai feriti, restano «estremamente gravi» le condizioni di uno scialpinista bergamasco di 45 anni ricoverato all´ospedale di Monza, che era rimasto sepolto sotto una slavina in Val Serina. Stazionarie invece le condizioni di un altro sciatore, Renzo Pasut, 48 anni, ricoverato a Treviso, travolto da una valanga a Cimon, nel Bellunese, in cui aveva perso la vita un altro escursionista. Ma la «mano dura» decisa dal governo non convince, anche se secondo un sondaggio di Sky Tg24, l´87% dei partecipanti è favorevole. Per Messner, «già oggi la legge è chiara per chi mette a rischio la salute e la vita di altre persone, non ne serve un´altra». Il punto è, secondo il re degli ottomila, che «chi fa alpinismo sa di rischiare la propria vita, e nessuna legge può vietare di rischiare la propria pelle in montagna. Altrimenti non potremmo più salire sul Gran Sasso. Sarebbe la fine dell´avventura e dell´alpinismo». Bisognerebbe piuttosto aprire un dibattito per stabilire «dove finisce il turismo e dove inizia l´alpinismo». Contro questo «provvedimento ridicolo», così lo definisce il Codacons, protesta anche il gruppo dei parlamentari «Amici della Montagna». Il presidente, Erminio Quartiani del Pd, parla di «norme scriteriate» dettate «dall´iniziativa individuale di qualche sprovveduto». Critiche anche da Luigi Li Gotti dell´Idv che accusa il governo di «speculare sulle disgrazie». Dai preti-sciatori del gruppo «Il Signore s(c)ia con voi» di monsignor Claudio Paganini, impegnati nelle loro «olimpiadi invernali» a Sestola, nel Modenese, arriva invece un monito: «L´imprudenza e la sottovalutazione dei rischi possono trasformare la montagna in una trappola mortale».

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