Vaccino a Scanzi come riservista Il giudice decide sull’archiviazione
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fonte:
- Corriere di Arezzo
In tribunale è il giorno di Scanzi e della sua vaccinazione anti Covid da riservista. Davanti al gup Giulia Soldini stamani si tiene l’udienza che deve decidere sulla richiesta di archiviazione del sostituto procuratore Marco Dioni, alla quale si è opposto il Codacons, parte offesa nel procedimento. La procura, pur ravvisando che all’epoca in cui avvenne la somministrazione, Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale e dunque non aveva diritto ad anticipare la prima dose, ritiene non configurabile alcun reato “trattandosi di fatti a base colposa e non sussistendo alcuna violazione di legge ma solo di linee guida o raccomandazioni”. Nella richiesta, il pm Dioni scrive: “Sulla scorta delle linee guida e delle raccomandazioni in realtà Scanzi non aveva diritto di essere vaccinato”, ma “in quel momento la situazione era particolarmente confusa, posto che la vaccinazione Astrazeneca era stata sospesa temporaneamente, che la campagna vaccinale stentava a decollare e che poco prima il commissario straordinario aveva pubblicamente detto che si doveva evitare lo spreco di ogni singola dose e vaccinare chiunque fosse disponibile”.Il fatto che non ci sia reato, sempre secondo il pm, emerge dal fatto che Evaristo Giglio, il medico della Usl di Arezzo che si occupò di trovare a Scanzi il posto per la vaccinazione il 19 marzo 2021 “sia in sede di indagine interna che di indagine conoscitiva della procura, ha sostenuto di essere incorso in errore ritenendo che Scanzi appartenesse realmente alla categoria dei caregiver (ha esibito una certificazione 104 a carico di soggetto che presenta omonimia con la madre di Scanzi)”. Non imputabili, secondo la procura, anche i medici che hanno deciso la somministrazione del vaccino a Scanzi. La vicenda: è il 19 marzo quando, nel tardo pomeriggio, Andrea Scanzi si vaccina con la prima dose di Astrazeneca all’hub vaccinale del Centro Affari di Arezzo. Il caso è reso noto dallo stesso Scanzi qualche giorno dopo con un post sui social: “Ho fatto il panchinaro del vaccino”, scrive. Qualificandosi come caregiver. L’annuncio suscita polemiche con l’accusa di aver saltato la fila togliendo un posto a soggetti fragili con priorità. «Dopo l’ordinanza del generale Figliuolo, che ribadiva di dover usare a fine giornata tutte le dosi a qualsiasi costo e di non sprecarne neanche mezza, ho detto al mio medico di base:’Se avanza una dose a fine giornata, non la vuole nessuno e la buttate via, io ci sono. Nel rispetto della legge e senza scavalcare nessuno (ci mancherebbe!)'”. Seguirono l’ispezione Asl e l’inchiesta in procura. «Ci siamo messi in un bel guaio». «Magari vediamoci di persona stamani o domattina». Questo uno dei passaggi dello scambio di messaggi whatsapp – agli atti dell’inchiesta – tra il medico Giglio della Asl e il medico di base del giornalista, Roberto Romizi, che gli aveva chiesto se fosse possibile per il suo assistito accedere al vaccino. Era scoppiato il caso. Ma anche da queste e altre conversazioni confluite nel fascicolo, pure messaggi whatsapp tra Giglio e Scanzi, non si sostanziano reati, secondo il pm.
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