18 Ottobre 2015

«Vaccini, la Regione dovrebbe fare una campagna pubblicitaria capillare»

«Vaccini, la Regione dovrebbe fare una campagna pubblicitaria capillare»

Contro paure e ideologie basterebbe maggiore informazione. Nel dibattito sul piano nazionale delle vaccinazioni la parola passa ai medici sardi, schierati in massa nel difendere i benefici della prevenzione, ma critici allo stesso tempo sull’ assenza di una campagna pubblicitaria regionale che spazzi i dubbi di cittadini confusi dalle tante correnti di pensiero sul tema. «Mettere in discussione l’ efficacia dei vaccini? Il professor Antonio Cao si rivolterebbe nella tomba». Rossina Boi, segretario regionale dello Smi, Sindacato medici italiani, si appella all’ autorevolezza di uno dei padri della pediatria in Sardegna per descrivere un possibile disastro sanitario. «Torneremmo indietro di cinquanta anni», continua, «non possiamo cancellare i progressi della scienza a causa di scarsa informazione e paure immotivate». Il paradosso salta agli occhi: una conquista scientifica storica nel secolo scorso oggi è messa in discussione dalle nuove tecnologie. «Dottore, ho paura perché l’ ho letto su Internet!». Alessandro Monni, dalla FpCgil Medici racconta di genitori terrorizzati: «La Rete è diventata quasi una Bibbia», dice polemicamente, «i pazienti sono frastornati dai pareri che fioccano nel web e arrivano dal proprio medico con mille perplessità. In questi frangenti il ruolo del professionista diventa insostituibile, l’ unica figura autorevole a cui affidarsi ciecamente». Le sale d’ aspetto degli ambulatori, tappezzate di poster e avvisi pro-vaccinazione, si trasformano così nei presidi più importanti dove informare e rassicurare. «Ma servirebbe ben altro per raggiungere tutte le case dei sardi», dice Domenico Salvago, presidente regionale della Snami, il Sindacato autonomo medici italiani. «Il messaggio deve arrivare forte e chiaro: i vaccini, nella stragrande maggioranza dei casi, sono indispensabili». I problemi secondo il sindacalista si nascondono altrove: «Manca una campagna pubblicitaria diffusa su scala regionale», spiega, «non possiamo impostare la profilassi su iniziative a macchia di leopardo. La vaccinazione in molti casi è un salvavita e, punto non trascurabile di questi tempi, garantisce enormi risparmi alle casse pubbliche, diminuendo i ricoveri e le malattie a carico di lavoratori e anziani». In molti ne sono convinti: dai banchi di scuola potrebbe passare il più importante crocevia di una corretta informazione. «È proprio a scuola che alunni e genitori potrebbero essere sensibilizzati e convinti ad affidarsi solamente a pareri di esperti», conferma Monni, «ben venga anche per questo l’ ipotesi del Ministero di accettare le iscrizioni dei bambini solo se in possesso dei certificati di vaccinazione». Altolà però alle minacce di radiazione dei medici in disaccordo. «Lo Stato non ha il diritto di spaventare così i professionisti», avverte la dottoressa Boi, «la patria potestà resta comunque ai genitori e sono loro ad avere l’ ultima parola. Il medico ha soltanto il dovere di informare correttamente sui pro e i contro». Dello stesso parere il Codacons: «Spaventare i medici che non ritengono di suggerire la vaccinazione a tutti i costi equivale a commettere una forma di violenza», afferma il presidente Carlo Rienzi, «i vaccini restano fondamentali, ma solo per le categorie a rischio. Altrimenti si alimenta un business milionario con ricadute economiche negative anche per le casse dello Stato». Luca Mascia.

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