Usura bancaria imprenditore ottiene giustizia con il Codacons
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fonte:
- La Sicilia
GIUSEPPE LA LOTA Le inchieste giudiziarie si allargano proporzionalmente al restringimento del cappio attorno al collo dei clienti bancari. Un imprenditore catanese che aveva avviato un agriturismo a Modica si è rivolto al Codacons e di conseguenza la Procura della Repubblica di Ragusa ha aperto un’ altra inchiesta dedicata all’ usura bancaria. Divenuto reato di rilievo penale, tant’ è che recentemente un giudice di Palermo ha condannato il presidente di Banca Nuova per usura bancaria. L’ imprenditore catanese in questione è assistito nel procedimento penale dall’ avvocato Carmelo Sardella, dirigente dell’ Ufficio legale del Codacons. Il coordinamento a difesa dell’ ambiente e dei consumatori, afferma che la presunta vittima “a vrebbe stipulato, a partire dal 2001, dei contratti di apertura di credito in conto corrente con l’ istituto guidato (in tempi diversi) dai tre amministratori indagati, subendo però il macroscopico, reiterato e continuo esubero dei tassi soglia legali, pubblicati trimestralmente dalla Banca d’ Italia”. L’ avvocato Fabrizio Cavallo, che in precedenza ha trattato casi di usura bancaria ottenendo in favore dei suoi clienti la sospensione dell’ esecuzione in corso; bloccando, di fatto, l’ iniziativa giudiziaria avviata dalla banca grazie al provvedimento emesso dal pubblico ministero Gaetano Scollo, afferma che “sempre più cittadini entrano nel mio studio per denunciare condotte di usura bancaria da parte di noti istituti di credito del capoluogo ragusano”. Sarebbe stato rilevato che i tassi applicati dalle banche si aggirerebbero intorno al 130%, Nel caso denunciato dal Coda cons, gli indagati (presidenti pro tempore del Cda e del Consiglio di Gestione del Gruppo Intesa) “avreb bero determinato ed autorizzato l’ applicazione di interessi usurari, superiori al tasso soglia, ai contratti di conto corrente accesi presso le filiali della Banca Intesa San Paolo, non impedendo, pur avendo l’ obbligo giuridico di evitarlo, che fossero pretesi ed applicati interessi usurari”. Per contro, il Codacons sostiene che l’ imprenditore, lungi dall’ essere debitore, risulta creditore nei confronti della banca per diverse decine di migliaia di euro, ma nonostante ciò l’ illegittima segnalazione “a sofferenza” presso la Centrale rischi effettuata dall’ istituto, di fatto, ha paralizzato l’ accesso al credito dell’ imprenditore e la conseguente crisi e successiva chiusura dell’ impresa. Una pratica diffusa fra gli istituti di credito che tendono ad addebitare somme illegittime ai propri correntisti, per poi pretenderne il pagamento”.
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