15 Ottobre 2002

«Uno di noi» non ce l´ha fatta

IN VIALE MAZZINI E´ IL GIORNO DELLE ACCUSE INCROCIATE E DELLE POLEMICHE POLITICHE

«Uno di noi» non ce l´ha fatta

IL sorpasso, il sorpasso. Lo slittamento da sabato a domenica sera non porta bene a Raiuno: «C`è posta per te» di Maria De Filippi supera infatti «Uno di noi» di Gianni Morandi: 7 milioni e 28mila spettatori (share 30,63 per cento) contro 6 milioni 232 mila (29,27 per cento). Non succedeva dal 1997 – anno dello sfortunato «Fantastico» di Enrico Montesano poi sostituito da Giancarlo Magalli – che il programma abbinato alla Lotteria Italia cedesse al concorrente di Canale 5. La sconfitta di Morandi ha un valore simbolico e psicologico non da poco per una Rai alle prese da settimane con le polemiche politiche per gli ascolti, anche se in realtà la giornata di ieri ha avuto anche note positive: infatti in tutte le fasce orarie la Rai ha superato Canale 5, e «Domenica in» ha fatto meglio della rivale di sempre, «Buona domenica». Ma è una magra consolazione per un´azienda che aveva puntato tutto, finanziariamente e asrtisticamente, sul sabato sera, non a caso sempre apparso come il vincitore annunciato nella battaglia degli ascolti. Oggi, naturalmente, è il giorno delle accuse incrociate a botte di numeri e percentuali. «Mancanza di innovazione e di idee, trasmissioni fotocopia, assenza di pluralismo, incapacità di gestione, strategie inesistenti. Questi i motivi per cui la Rai perde gli ascolti – dice Giuseppe Giulietti -. Un´autentica Caporetto per Baldassarre e Saccà». E se Paolo Gentiloni (Margherita) attribuisce la sconfitta al ministro Gasparri («nei minuti in cui è stato ospite il programma ha perso 700mila spettatori») Italo Bocchino di An puntualizza: «L`intervista al ministro ha toccato 8 milioni 992 mila spettatori, soglia mai superata da Canale 5 in quell´ora». Ma subito arriva l´ironica battuta di Cinzia Dato (Margherita): «All´on. Bocchino consiglio di rimettere il cronometro. Con i numeri non si scherza». Gentiloni parla ancora di un «An-day» alla tv di stato citando Gasparri, Alemanno, Mussolini e Storace, ma quest`ultimo gli manda immediatamente a dire che «da molto tempo» non partecipa a programmi tv. Pronta la controreplica di Roberto Giachetti (Margherita): «Storace eviti di cadere dalle nuvole. Telecamere ha appena dedicato un numero monografico alla Regione Lazio». I pubblicitari da parte loro sostengono che a prevalere è l`esperienza del mezzo che possiede la De Filippi: una qualità ormai più importante della celebrità del volto che si esibisce: «Morandi – dice Marco Mignani – è solo prestato alla tv e i ritmi della trasmissione lo dimostrano». Per Alessio Butti (An) la colpa sarebbe invece del «format chiavi in mano che l`onnipotente Bibi Ballandi ha venduto alla Rai» mentre il Codacons parla di «show noioso, lento e ripetitivo» senza «ospiti di spicco». Da Viale Mazzini il grande vecchio Pippo Baudo invita a non strapparsi i capelli: «Non siamo alla messa funebre, si può recuperare». Gli unici soddisfatti, a tutt´oggi, sono i Monopoli di Stato. La vendita dei biglietti è superiore di oltre un milione rispetto allo stesso periodo dell`anno scorso (+ venti per cento). E Raiuno, mentre prepara un nuovo show per il dopo-Morandi in linea con la tradizione della rete (con Claudio Amendola e le grandi storie d´amore), si consola con la domenica pomeriggio. Infatti «Domenica in» ha superato «Buona domenica» non solo nella terza parte ma anche nella seconda. Anche se Maurizio Costanzo ci tiene a precisare: «Abbiamo comunque vinto tre ore su cinque». E Giulietti taglia corto: «Poco vale affermare che l´intera giornata vede la Rai prevalere. Lo fa quasi esclusivamente grazie alla gara di Formula Uno». Nella giornata dei numeri e delle polemiche, solo il sociologo della comunicazione Sabino Acquaviva mette saggiamente in discussione il sistema di rilevamento dei dati d`ascolto che ha «il potere di creare miti che non esistono». Già, perché gli errori dell`Auditel sono frequenti. Soprattutto, mentre con gli exit pool nelle elezioni c´è poi sempre la verifica «reale» dello spoglio delle schede, nel sistema Auditel i numeri restano sempre proiezioni, senza possibilità di un vero conteggio. Quindi chi lo sa, alla fine, se vince Morandi o la De Filippi. E soprattutto, non sarebbe meglio ricominciare dalla qualità dei programmi, invece che dalla quantità?

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