16 Aprile 2013

Un milione di euro a ogni naufrago

Un milione di euro a ogni naufrago

GROSSETO – Da oggi attorno al naufragio della Costa Concordia all’ Isola del Giglio, avvenuto il 13 gennaio 2012, si apre la grande partita dei risarcimenti. E si preannuncia uno scontro fra la compagnia e il comandante Francesco Schettino, la cui difesa assimila il naufragio a «un incidente sul lavoro» causato dalla gestione aziendale. Ieri si è aperta a Grosseto l’ udienza preliminare per esaminare le richieste di processo contro Schettino e altri cinque indagati, considerati i colpevoli delle 32 vittime, dei feriti e degli ingenti danni causati dal naufragio. E’ emerso che diversi pool di avvocati venuti da tutta Italia tenteranno di ottenere enormi somme a carico non solo dei futuri condannati, ma principalmente della Costa Crociere. Le prime stime sono da capogiro, segnali di quella che sarà – senza dimenticare le vittime – una vera battaglia in aula. Solo il Comune del Giglio ha stimato in almeno 80 milioni di euro il danno subito dal naufragio della nave, ancora semisommersa davanti al porto. «La nostra immagine sarà per sempre associata al disastro», ha detto l’ avvocato Alessandro Maria Lecci evidenziando uno degli argomenti – gli altri riguardano i danni ambientali e il blocco della macchina comunale da mesi – a sostegno della richiesta di costituzione di parte civile. Altri 30 avvocati di 100 naufraghi, riuniti nel pool “Giustizia per la Concordia” – che hanno presentato alla procura di Grosseto una denuncia contro i consigli d’ amministrazione di Costa e Carnival – hanno determinato per i loro assistiti, che erano a bordo della nave e scamparono alla morte, in media un milione di euro a testa, chiedendo il sequestro conservativo di una nave della compagnia. Somme che solo la Costa sarebbe in grado di pagare se nel giudizio verrà qualificata come responsabile civile. E che vanno ben oltre la condanna – in patteggiamento, il 10 aprile scorso davanti al gip – a una sanzione da un milione di euro, che è una cosa diversa. La compagnia ha ribadito con fermezza di essere rimasta danneggiata e di voler «reclamare i danni ai responsabili della perdita della nave». Costa, con i legali Marco De Luca e Alessandro Carella, ha chiesto di essere parte civile nel procedimento che la vede già come condannata. «Assurdo – ha commentato l’ avvocato Francesco Pepe, della difesa di Schettino – pensare che la Costa possa costituirsi parte civile, soprattutto adesso che emergono sue responsabilità: Schettino sbagliò a fidarsi troppo della gestione della Costa ed emerge sempre più che è ha avuto un incidente sul lavoro». Quanto ai risarcimenti, Pepe ironizza: «Che risarcimenti credete Schettino possa sostenere? Forse potrebbe perdere la casa, ma nulla più». Ad ogni modo, la difesa di Schettino si è opposta alla richiesta di Costa sollevando un vizio formale: l’ atto della compagnia sarebbe firmato da un dirigente che non aveva la delega formale a rappresentarla in sede processuale. Se ne saprà di più il 17 aprile, data cui è stata rinviata l’ udienza per consentire alle difese degli indagati – con Schettino, due ufficiali di plancia, il timoniere e due dirigenti della Costa – di studiare circa 200 richieste di costituzione di parte civile, tra cui naufraghi, associazioni (anche Wwf e Codacons), Regione Toscana, Ministero dell’ Ambiente, Provincia.

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