Un flop la tassa su Fido Coro di no e subito via
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fonte:
- L`Eco di Bergamo
ROMA Pagare una piccola tassa su Fido e Pussy, cioè cani e gatti domestici, per permettere ai Comuni di curare le colonie feline e prevenire il randagismo. È questa la logica della legge sugli «animali d’ affezione» approvata dalla commissione Affari sociali della Camera, ma la possibilità che i Comuni ricorrano a una nuova imposta ha fatto sollevare un coro di «no», sia dal mondo politico che da quello associativo. Tanto che il relatore, Gianni Mancuso (Pdl) ha annunciato il ritiro di questa imposta dalla legge. «I Comuni ? dice il testo ? possono deliberare l’ istituzione di una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti e destinata al finanziamento di iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo». Sì, perché la legge impone ai sindaci e al servizio veterinario pubblico una serie di compiti a tutela degli animali randagi, come le colonie feline o i cani liberi accuditi. L’ accorpamento Il testo è il frutto dell’ accorpamento di ben dieci proposte di legge presentate da tutti i gruppi che, dopo ben due anni di lavoro, è giunto all’ approvazione da parte della commissione Affari sociali di Montecitorio. Il governo, con il sottosegretario alla Salute, Elio Cardinale, ha dato parere positivo, così come il sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo, durante l’ esame da parte della commissione Bilancio per la copertura finanziaria della legge. Polillo ha detto di «concordare in linea di principio con l’ istituzione di una nuova tassa sugli animali domestici». Ma sia nel Palazzo che fuori si è subito levato un coro di «no», specie nel Popolo della libertà, di cui pure fa parte il relatore alla legge, Gianni Mancuso. Qualcuno è ricorso all’ ironia, come il vice capogruppo del Pdl Massimo Corsaro che cita Fantozzi: «È una boiata pazzesca»; altri usano parole forti («vergogna», «assurdo», «idea sciagurata» e via dicendo). «Siamo al surreale. Ci manca solo che propongano una tassa su moglie e figli», ha commentato Domenico Scilipoti, deputato di Popolo e territorio. Il Pd, da parte sua, si è affrettato rimarcare: «Questa tassa non l’ abbiamo proposta noi». Comuque i capogruppo Pdl al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, hanno detto perentoriamente che la legge «non passerà». Critiche anche da Italia dei valori e Verdi e da La Destra di Storace. Le associazioni, come i Codacons, sottolineano che la tassa potrebbe paradossalmente favorire il randagismo, che invece la legge vuole prevenire. La presidente dell’ Ente nazionale protezione animali, Carla Rocchi, annuncia che «si metterà di traverso». La Lav, Lega anti-vivisezione, rilancia: se tassa ci deve essere allora colpisca «coloro che allevano a gli animali a fini commerciali o per coloro che li acquistano». La retromarcia La reazione ha spaventato Polillo, che su Twitter ha fatto retromarcia: in Parlamento, ha detto, «solo una battuta». Alla fine anche il relatore Mancuso annuncia la retromarcia della propria commissione, come gli aveva chiesto di fare la commissione Finanze, espungendo la tassa. Ma il relatore la difende: era una tassa di scopo, facoltativa, «non ignorante, ma intelligente» che «permetteva ai Comuni di attivare un piccolo capitolo di spesa con cui affrontare la gestione degli animali, come i cani randagi o le colonie feline».G.I.
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