Ue smascherata sui vaccini «Contratti in ritardo di mesi»
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- Libero
La verità inizia a venire a galla: i ritardi nelle consegne dei vaccini all’Unione Europea hanno un’origine precisa. In pratica, rispetto a Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi, le autorità comunitarie che hanno condotto le trattative per tutti i Paesi membri si sono mosse con mesi di ritardo. E ora stiamo provando a colmare il divario minacciando cause legali ai produttori, che però ribadiscono: «Noi non abbiamo obblighi contrattuali, abbiamo sempre detto solo “faremo del nostro meglio”». La giornata di ieri è infatti iniziata con la pubblicazione su una serie di quotidiani europei, tra i quali Repubblica, di un’intervista esplosiva a Pascal Soriot, numero uno di AstraZeneca che poi sarebbe la multinazionale con base in Svezia e Regno Unito sulla quale l’Ue aveva inizialmente puntato tutto per la corsa all’immunizzazione L’amministratore dell’azienda farmaceutica ha spiegato come mai le forniture ai paesi dell’Unione sono state ridimensionate rispetto al previsto e arriveranno in ritardo (si parla di circa 2 mesi persi), mentre a Londra tutto va bene. «Il contratto di fornitura con il governo britannico è stato firmato tre mesi prima di quello con la Ue», ha spiegato il manager. «Anche in Inghilterra abbiamo avuto problemi, ma abbiamo avuto anche più tempo di prepararci». Il problema, infatti, oggi riguarda la produzione in due dei 4 stabilimenti, che sono proprio quelli che si trovano sul continente (Belgio e Germania). Quelli inglesi, infatti, hanno iniziato molto prima la lavorazione dei medicinali contro il Coronavirus e di conseguenza sono stati in grado di superare le difficoltà. Una fregatura, soprattutto perché, AstraZeneca ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di compensare le lacune in Europa con la merce prodotta in Inghilterra. contratto, come dicevamo, non lo prevede. L’Unione europea, però, non pare aver intenzione di arrendersi. Ieri mattina una nota di Bruxelles ha definito «inaccettabile e non corretta» la ricostruzione dell’azienda La Commissione ha dichiarato di essere pronta a pubblicare il contratto con la società, che teoricamente sarebbe coperto da un vincolo di segretezza. Il sospetto è che i vaccini stiano finendo in altre nazioni, disposte a pagare cifre più alte di quelle pattuite con le istituzioni comunitarie, che invece hanno cercato di tenere bassi i prezzi (scelta decisamente miope). L’Ue vorrebbe che anche una parte delle dosi prodotte nel Regno Unito vengano dirottate oltre la Manica. «La Commissione non avrebbe firmato il contratto se non avesse avuto la garanzia della produzione in quattro impianti europei» ha detto la commissaria alla salute Stella Kyriakides annunciando una nuova riunione con i dirigenti di AstraZeneca «Respingiamo la logica del “chi prima arriva meglio alloggia”. Può funzionare dal macellaio, non nei contratti». La multinazionale, tuttavia, non dà alcun segno di voler cedere alle richieste europee e anche Boris Johnson ha fatto sapere di sentirsi «molto tranquillo» per quanto riguarda le forniture al suo Paese. Ad alimentare il caos è poi arrivato un allarme bomba in uno degli impianti della multinazionale in Galles. Lo scontro sul Covid ieri ha avuto effetti anche sui mercati, trascinando in rosso le Borse di mezzo continente. Il Codacons presenterà denunce. po’ come il commissario Arcuri ha fatto per Pfizer, contro la quale si sta muovendo l’avvocatura di Stato. In questa partita, tuttavia, più che avvocati sarebbe stato opportuno schierare politici lungimiranti. L’Italia è ferma al 2,5 dei vaccini somministrati, linea col resto della Ue. Gli Usa sono al 7%, il Regno Unito ha quasi raggiunto l’ gli Emirati Arabi sono al 27%, Israele sta per arrivare al 50%
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