28 Gennaio 2021

Ue smascherata sui vaccini «Contratti in ritardo di mesi»

La  verità  inizia  venire  galla:  ritardi  nelle  consegne  dei  vaccini  all’Unione  Europea  hanno  un’origine  precisa.  In  pratica,  rispetto  Stati  Uniti,  Regno  Unito  altri  Paesi,  le  autorità  comunitarie  che  hanno  condotto  le  trattative  per  tutti  Paesi  membri  si  sono  mosse  con  mesi  di  ritardo.  ora  stiamo  provando  colmare  il  divario  minacciando  cause  legali  ai  produttori,  che  però  ribadiscono:  «Noi  non  abbiamo  obblighi  contrattuali,  abbiamo  sempre  detto  solo  “faremo  del  nostro  meglio”».  La  giornata  di  ieri  è  infatti  iniziata  con  la  pubblicazione  su  una  serie  di  quotidiani  europei,  tra  quali  Repubblica,  di  un’intervista  esplosiva  Pascal  Soriot,  numero  uno  di  AstraZeneca  che  poi  sarebbe  la  multinazionale  con  base  in  Svezia  Regno  Unito  sulla  quale  l’Ue  aveva  inizialmente  puntato  tutto  per  la  corsa  all’immunizzazione  L’amministratore  dell’azienda  farmaceutica  ha  spiegato  come  mai  le  forniture  ai  paesi  dell’Unione  sono  state  ridimensionate  rispetto  al  previsto  arriveranno  in  ritardo  (si  parla  di  circa  mesi  persi),  mentre  Londra  tutto  va  bene.  «Il  contratto  di  fornitura  con  il  governo  britannico  è  stato  firmato  tre  mesi  prima  di  quello  con  la  Ue»,  ha  spiegato  il  manager.  «Anche  in  Inghilterra  abbiamo  avuto  problemi,  ma  abbiamo  avuto  anche  più  tempo  di  prepararci».  Il  problema,  infatti,  oggi  riguarda  la  produzione  in  due  dei  stabilimenti,  che  sono  proprio  quelli  che  si  trovano  sul  continente  (Belgio  Germania).  Quelli  inglesi,  infatti,  hanno  iniziato  molto  prima  la  lavorazione  dei  medicinali  contro  il  Coronavirus  di  conseguenza  sono  stati  in  grado  di  superare  le  difficoltà.  Una  fregatura,  soprattutto  perché,  AstraZeneca  ha  dichiarato  di  non  aver  alcuna  intenzione  di  compensare  le  lacune  in  Europa  con  la  merce  prodotta  in  Inghilterra.  contratto,  come  dicevamo,  non  lo  prevede.  L’Unione  europea,  però,  non  pare  aver  intenzione  di  arrendersi.  Ieri  mattina  una  nota  di  Bruxelles  ha  definito  «inaccettabile  non  corretta»  la  ricostruzione  dell’azienda  La  Commissione  ha  dichiarato  di  essere  pronta  pubblicare  il  contratto  con  la  società,  che  teoricamente  sarebbe  coperto  da  un  vincolo  di  segretezza.  Il  sospetto  è  che  vaccini  stiano  finendo  in  altre  nazioni,  disposte  pagare  cifre  più  alte  di  quelle  pattuite  con  le  istituzioni  comunitarie,  che  invece  hanno  cercato  di  tenere  bassi  prezzi  (scelta  decisamente  miope).  L’Ue  vorrebbe  che  anche  una  parte  delle  dosi  prodotte  nel  Regno  Unito  vengano  dirottate  oltre  la  Manica.  «La  Commissione  non  avrebbe  firmato  il  contratto  se  non  avesse  avuto  la  garanzia  della  produzione  in  quattro  impianti  europei»  ha  detto  la  commissaria  alla  salute  Stella  Kyriakides  annunciando  una  nuova  riunione  con  dirigenti  di  AstraZeneca  «Respingiamo  la  logica  del  “chi  prima  arriva  meglio  alloggia”.  Può  funzionare  dal  macellaio,  non  nei  contratti».  La  multinazionale,  tuttavia,  non  dà  alcun  segno  di  voler  cedere  alle  richieste  europee  anche  Boris  Johnson  ha  fatto  sapere  di  sentirsi  «molto  tranquillo»  per  quanto  riguarda  le  forniture  al  suo  Paese.  Ad  alimentare  il  caos  è  poi  arrivato  un  allarme  bomba  in  uno  degli  impianti  della  multinazionale  in  Galles.  Lo  scontro  sul  Covid  ieri  ha  avuto  effetti  anche  sui  mercati,  trascinando  in  rosso  le  Borse  di  mezzo  continente.  Il  Codacons  presenterà  denunce.  po’  come  il  commissario  Arcuri  ha  fatto  per  Pfizer,  contro  la  quale  si  sta  muovendo  l’avvocatura  di  Stato.  In  questa  partita,  tuttavia,  più  che  avvocati  sarebbe  stato  opportuno  schierare  politici  lungimiranti.  L’Italia  è  ferma  al  2,5  dei  vaccini  somministrati,  linea  col  resto  della  Ue.  Gli  Usa  sono  al  7%,  il  Regno  Unito  ha  quasi  raggiunto  l’  gli  Emirati  Arabi  sono  al  27%,  Israele  sta  per  arrivare  al  50%

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