Uber si ferma: rispettiamo la sentenza
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fonte:
- Ilsecoloxix.it
UberPop si ferma. Da oggi il servizio «pop» in cui a guidare sono gli autisti fai da te è sospeso in Italia. A nulla è servita l’istanza di sospensione del blocco, presentata dalla multinazionale di «ride sharing», che permette a chiunque possieda un’auto di diventare autista a pagamento.
UberPop si deve dunque fermare in attesa della discussione del ricorso presentato da Uber, il prossimo 2 luglio. In vista di quella udienza, Uber aveva chiesto di poter continuare il servizio, ma il giudice ha negato questa possibilità.
L’annuncio dello stop arriva da Benedetta Arese Lucini, General Manager di Uber Italia: «Siamo dispiaciuti per la decisione del giudice, ovviamente la rispetteremo, ma continueremo a batterci legalmente affinché le persone possano continuare ad avere un’alternativa affidabile sicura ed economica per spostarsi in tante città. E perché non venga negata a migliaia di driver una risorsa economica».
Uber ha inviato una email a tutti gli iscritti al servizio, in cui li invita a far sentire la loro voce.
«Moltissimi – aggiunge Lucini – nelle ultime settimane ci hanno sostenuto, cittadini, opinion leader, associazioni di consumatori. È la dimostrazione che il nostro servizio è amato, proprio perché utile e decisivo per la mobilità cittadina. E anche l’Autorità dei Trasporti ha chiarito ancora una volta la necessità di una nuova regolazione per servizi innovativi come il nostro. Ora tocca alla politica portare l’Italia verso l’innovazione, prendendo le decisioni necessarie per permettere la mobilità del futuro».
È una nuova vittoria, quindi, per i taxisti milanesi e per le associazioni di categoria, che hanno intrapreso una battaglia legale contro il servizio Uber-Pop, per concorrenza sleale. Il tribunale di Milano aveva emesso un’ordinanza che imponeva la chiusura del servizio entro 15 giorni, in attesa dell’udienza di merito per discutere il ricorso di Uber, prevista il 2 luglio.
Il provvedimento che ordina il blocco immediato
Nel provvedimento depositato stamattina dopo l’udienza di ieri, il giudice ha deciso che «l’ordinanza di inibitoria è immediatamente esecutiva». Uber aveva motivato la richiesta di sospensione del blocco sottolineando il parere dell’Authority dei Trasporti del 4 giugno, secondo cui la diffusione dei «servizi tecnologici per la mobilità impone di riconsiderare l’adeguatezza degli istituti e delle categorie giuridiche sulle quali si è fondata sinora la regolazione in materia». L’atto di segnalazione dell’Authority, che sostanzialmente riconosce nuove forme di mobilità come Uber, non era stata considerata dal tribunale di Milano, perchè pubblicata successivamente all’ordinanza del 26 maggio.
Nel provvedimento di oggi che conferma il blocco, il giudice del tribunale di Milano Marina Tavassi ha scritto di aver esperito un «tentativo di bonaria composizione» della lite tra taxisti e Uber, che però non è andata a buon fine. Uber, infatti, si sarebbe «limitata ad offrire quale ipotesi transattiva in via interinale di limitare il servizio dei propri driver alle 15 ore settimanali».
Per quanto riguarda i danni da blocco, addotti da Uber tra le motivazioni della richiesta di sospensione del blocco, il tribunale ha stabilito che questo non è un motivo sufficiente per accogliere la richiesta. La multinazionale aveva sottolineato come all’indomani dell’ordinanza la app concorrente LetzGo avesse messo in atto iniziative per accaparrarsi la clientela Uber.
Il giudice, però, ha ritenuto che «non risultano sufficienti elementi per ritenere che LetzGo (che Uber lamenta possa rubare fette di mercato, ndr), si proponga nel medesimo ruolo svolto da Uber Pop». Tanto più che LetzGo «sembra proporsi quale carpooling urbano istantaneo», dove «il driver offre di condividere con altri il medesimo percorso da lui già programmato, al fine di dividere le relative spese». Un servizio diverso da quello proposto dal gruppo Uber, in cui il guidatore «accompagna» a pagamento un cliente dove vuole, senza doversi recare anche lui nel luogo indicato.
Immediato è stato il commento delle associazioni dei consumatori, da sempre al fianco della multinazionale americana di «ride sharing». Il Codacons ha commentato il blocco definendolo «una notizia negativa» per gli utenti. Secondo l’Unione nazionale consumatori, «è evidente che il vuoto normativo messo in evidenza anche dall’Authority dei trasporti non può essere colmato a suon di sentenze, nelle aule di giustizia. L’Authority ha qualificato Uber come una formula di trasporto non di linea. La sharing economy, insomma, è una cosa nuova e diversa, che va normata».
Sul fronte opposto, invece, i tassisti possono cantare vittoria. «Il sistema giudiziario, anche in questa occasione, non ha potuto fare altro che osservare le leggi in vigore. Ora, con la medesima fiducia, ci apprestiamo a seguire gli sviluppi della vicenda», ha commentato l’Unione Artigiani. La battaglia legale, infatti, è solo agli inizi. L’azienda americana nei giorni scorsi ha lanciato una mobilitazione sui Social Network, creando l’hushtag #iostoconUber condiviso da più di 50 mila persone. Uber ha anche fatto sapere che, dopo l’ordinanza di blocco del servizio, le iscrizioni alla app sono aumentate del 30% in media e del 100% proprio nel giorno del pronunciamento del tribunale.
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