«Tutelati i sanitari no vax»
- fonte:
- Il Biellese
Se un operatore sanitario che rifiuta il vaccino anti- poi si contagia in corsia ha comunque diritto alle tutele previste per l’infortunio sul lavoro, come l’indennità economica e l’assistenza sanitaria a carico dello Stato. Potrebbe però essergli negato il risarcimento del danno da parte del datore di lavoro. Lo spiega la Direzione centrale rapporto assicurativo dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), nella risposta al quesito posto dalla Direzione territoriale di Genova sul caso di 15 infermieri del Policlinico San Martino, che a gennaio avevano contratto il Sars- dopo aver scelto di non accettare la loro dose di vaccino Pfizer. La linea sposata da Inail parte dal presupposto che se rifiutare il vaccino è un diritto non se ne può far discendere una conseguenza penalizzante. Inoltre ricordiamo che sotto il profilo assicurativo, per giurisprudenza consolidata il comportamento colposo del lavoratore (tra cui rientra anche la violazione dell’obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale) non comporta di per sé l’esclusione dell’operatività della tutela prevista dall’assicurazione gestita dall’Inail maggior ragione resterà la tutela se la protezione che manca è facoltativa, come nel caso del vaccino. Tuttavia si legge «il comportamento colposo del lavoratore può invece ridurre oppure escludere la responsabilità del datore di lavoro, facendo venir meno il diritto dell’infortunato al risarcimento del danno nei suoi confronti, così come il diritto dell’Inail ad esercitare il regresso nei confronti sempre del datore di lavoro». L’associazione dei consumatori Codacons era pronta a far partire una causa collettiva per tutelare gli operatori sanitari, dai medici, agli infermieri, agli oss, nel caso in cui l’Inail non avesse considerato infortunio sul lavoro l’infezione da Covid per tutti coloro che avessero deciso di non farsi inoculare il vaccino. questo punto l’azione di Codacons non ha più senso. «A Biella eravamo pronti ad attivarci anche se in effetti nessuno si era ancora rivolto ai nostri uffici» spiega l’avvocato Stefania Gruppallo, legale in servizio all’associazione.
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