18 Maggio 2011

Trincea Parmalat

Milano Enrico Bondi non si arrende. Il numero uno di Parmalat, con il sostegno dell’ intero consiglio di amministrazione, alza l’ ultima barricata contro l’ assalto di Lactalis. "Il prezzo offerto dai francesi non è congruo", dicono da Collecchio. Di più: quei 2,6 euro per azione che la multinazionale transalpina è disposta a pagare ai soci di Parmalat "non rappresentano il valore del capitale economico della società italiana nel contesto di un’ operazione di presa di controllo". Traduzione: se volete davvero mettere le mani sul gioiellino emiliano dovete rassegnarvi a sborsare una somma più alta. E quale sarebbe il prezzo giusto? Questo Bondi non lo dice. É noto però che nel marzo scorso i francesi pagarono 2,8 euro i titoli messi in vendita dai tre fondi internazionali (Mackenzie, Skagen, Zenit). All’ epoca passò di mano il 15 per cento circa del capitale che si aggiunse al 14 per cento già rastrellato in Borsa nelle settimane precedenti. Adesso Lactalis punta a conquistare la maggioranza assoluta, ma è pronta anche a comprare fino al 100 per cento della società emiliana con un’ offerta pubblica, già autorizzata dalla Consob, che partirà lunedì prossimo. Particolare interessante: la dichiarazione dei consiglieri di Collecchio si basa sull’ analisi affidata alla banca americana Goldman Sachs. Quest’ ultima, tramite la sua divisione che si occupa di gestioni patrimoniali, è stata a lungo azionista di Parmalat, arrivando a controllare una quota vicina al 5 per cento. A novembre 2010, però, Goldman Sachs ha comunicato di aver ceduto gran parte delle sue azioni. A comprare, con ogni probabilità, sono stati proprio i fondi internazionali che qualche mese più tardi hanno girato i loro titoli a Lactalis. Domanda: a quanto hanno venduto gli americani? Risposta: a un prezzo non lontano da 1,8-1,9 euro per azione, che era la quotazione corrente nell’ autunno scorso. Dunque adesso Goldman Sachs considera non congrua un’ offerta di 2,6 euro, mentre sette mesi fa ha venduto le azioni gestite per conto dei propri clienti incassando una somma di gran lunga inferiore. E’ vero che la valutazione di questi giorni si riferisce alla quota di maggioranza di Parmalat. Certo è però che questa considerazione non sembra sufficiente a giustificare la differenza. Forse, a suo tempo, i gestori del risparmio di Goldman Sachs avrebbero potuto farsi consigliare dai loro colleghi che si occupano di analisi finanziaria e magari, chissà, tenendosi quei titoli avrebbero potuto guadagnare qualcosa in più. Ma tant’ è,ormai c’ è poco da fare. Bondi, forte del sostegno dei consulenti, dice che il prezzo dell’ Opa non è congruo. La valutazione degli amministratori di Collecchio, che fin dall’ inizio hanno bollato come ostile l’ Opa francese, non obbliga di per sè la controparte ad aumentare il prezzo. In teoria però il giudizio del board di Parmalat potrebbe influenzare le scelte degli investitori. Almeno di quelli convinti che nel lungo periodo il titolo del gruppo che fu di Calistio Tanzi sia destinato a salire oltre i 2,6 euro proposti adesso da Lactalis. Va detto che il prezzo d’ Opa rappresenta un premio notevole rispetto all’ andamento del titolo in questi mesi: circa il 20 per vento in più della quotazione media dell’ ultimo anno. Come dire che per la maggioranza degli azionisti la tentazione di vendere potrebbe essere notevole. Tanto più che nel breve termine la multinazionale francese non sembra comunque intenzionata a ritoccare l’ offerta. Anche la Borsa pare convinta che il prezzo non cambierà. Ieri infatti, anche dopo il comunicato di Parmalat, la quotazione è rimasta sostanzialmente ferma a 2,61 euro. Da qui alla partenza dell’ Opa fissata per il 23 maggio resta però ancora l’ incognita di un verdetto. E questa volta non c’ entra nulla l’ inchiesta penale per insider trading e aggiotaggio aperta dalla procura di Milano sulle circostanze che portarono alla vendita a Lactalis delle azioni dei fondi. Quell’ indagine avrà ancora tempi lunghi. Oggi invece potrebbe arrivare la decisione del Tar del Lazio sullo stop all’ Opa chiesto dal Codacons. Secondo questa associazione di tutela dei consumatori, l’ offerta dei francesi sarebbe carente sul piano della trasparenza e quindi non consentirebbe una scelta consapevole da parte degli investitori. Oggi vedremo se quest’ ultimo siluro antifrancese è destinato ad andare a segno.
 
 
 
 
 
 

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this