19 Agosto 2009

Treni, due giorni d’inferno per i pendolari

Ritardi, resse, aria condizionata fuori uso e carrozze in fumo: esplode la rabbia dei viaggiatori

Una due giorni di ordinaria follia per i pendolari, più precisamente della linea ferroviaria Venezia-Calalzo e Venezia-Udine. Le giornate di lunedì e di ieri resteranno indelebili nella memoria dei malcapitati utenti che hanno subito i peggiori disagi come corse soppresse e bloccate per mancanza di personale, carrozze in fumo, viaggi stipati come sardine senza condizionatori d’aria in funzione in un mese d’agosto a dir poco torrido. Andiamo per gradi. Lunedì il treno locale delle 17.39 da Mestre per Calalzo non è mai partito da Venezia. «Inizialmente ci hanno detto che aveva un guasto e che lo stavano riparando – racconta Francesca De Nardi del comitato pendolari di Vittorio Veneto – poi è stato soppresso». Ma non è finita qui. Perché i malcapitati e bistrattati pendolari sono stati invitati a salire sul treno delle 18.15 destinazione Udine. Prima di partire sono stati invitati a scendere «non si può partire – hanno spiegato gli addetti ai lavori per la mancanza di personale». Ed allora la folla di pendolari è stata fatta salire sul treno locale delle 18.31 sempre destinazione Udine, chiaramente al limite della capienza perché in mancanza di corse aumentava la gente che usciva dal lavoro diretta a Treviso. «Come se non bastassero le beffe il viaggio di ritorno è stato un autentico inferno. Un caldo torrido perché l’impianto del condizionatore non funzionava». Ma le beffe sono proseguite anche ieri. Perché la corsa delle 15.31 da Mestre per Udine è stata bloccata: in pratica dalla prima carrozza usciva del fumo. Per questioni di sicurezza i soliti pendolari sono saliti sul treno delle 15.42 destinazione Calalzo, un modello vecchio con pochi posti. Ed anche in questo caso il viaggio è stato a dir poco infernale.  Così tra i pendolari si fa strada l’ipotesi di seguire la scelta scelta di Luciano Ferro del Codacons di Quarto d’Altino, che in settembre avvierà una causa pilota contro Trenitalia per danni esistenziali, vale a dire tutti quei danni causati dallo stress fisico e pischico che quotidianamente subiscono i pendolari: il ritardo nei posti di lavoro con recupero ore, la disinformazione, la sporcizia nelle carrozze e nella toilette, i disagi causati dalle corse soppresse all’improvviso. È stato calcolato che in media ogni anno un lavoratore che fa uso del treno arriva ad accumulare un ritardo che va dalle 70 alle 100 ore. Qualche speranza arriva dalle parole di Ivano Mometti della Filt-Cgil Venezia. «Il nuovo contratto di servizi con i treni a catalogo prevede nuovi investimenti di notevole entità. Cio’ servirà a migliorare qualitativamente e quantitativamente il materiale rotabile con benefici agli utenti». La Regione, da parte sua, ricorda a Trenitalia che deve lasciare salire sui convogli a lunga percorrenza, senza pretendere alcun supplemento, i viaggiatori dei treni regionali che subiscono ritardi eccessivi. L’assessore Chisso ha tentato tra l’altro di mettersi in contatto con Trenitalia dopo gli ultimi disservizi, ma inutilmente: «La Direzione regionale veneta di Trenitalia risulta chiusa per ferie». In compenso, i ritardi ai pendolari costano: la stima è che ogni anno vengano persi 8 milioni di ore di lavoro.

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