11 Dicembre 2012

Tre italiani su dieci a rischio povertà

Tre italiani su dieci a rischio povertà

Quasi tre italiani su dieci rischiano la povertà o l’ esclusione sociale. I più ricchi diventano ancora più ricchi, i più poveri possiedono solo l’ 8% del reddito totale. Prima o poi sarà il caso di prendere atto che crisi o non crisi, austerità o non austerità, in Italia si ripropone ormai in termini drammatici l’ incubo della povertà. I numeri dell’ Istat, che ieri ha diffuso il rapporto «Reddito e condizioni di vita» sul 2011, non lasciano dubbi in proposito. Numeri che forse peseranno nella prossima campagna elettorale. Ricordiamo lo studio fotografa la situazione del 2011, e dunque quando governava Berlusconi. Certamente è facile pensare che nel 2012 le cose siano andate anche peggio. Di sicuro, nel 2011 per l’ Istat il 28,4% delle persone residenti in Italia, era considerato a rischio di povertà o esclusione sociale. Un dato in crescita (+3,8% rispetto al 2010) e superiore a quello medio europeo (24,2%), a causa soprattutto dell’ aumento della quota di persone a rischio povertà (passate dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa privazione (un incremento molto significativo, dal 6,9% all’ 11,1%). Il rischio povertà, evidenzia l’ Istituto, cresce maggiormente nel Mezzogiorno, nelle famiglie monoreddito, dove la fonte principale di reddito è da lavoro, tra coppie con figlie, con almeno un minore, i monogenitori. Le famiglie di pensionati sono quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011. Dopo l’ aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è invece la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Le famiglie si trovano a dover fare i conti con un reddito sempre più basso, spiega l’ Istat: metà delle famiglie italiane ha percepito nel 2010 meno di 2.037 euro al mese e il reddito famigliare mediano è diminuito di circa mezzo punto percentuale. La situazione è particolarmente pesante nel Sud e nelle Isole, dove i redditi sono più bassi del 27% rispetto alla media nazionale. E come se non bastasse, si allarga la disuguaglianza tra ricchi e poveri, con il 20% dei redditi più alti che detiene il 37,4% del reddito totale e il 20% dei più poveri appena l’ 8%. Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere nell’ anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%); quelli che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’ abitazione (dall’ 11,2% al 17,9%); quelli che non riescono a sostenere spese impreviste di un ammontare di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è «gravemente deprivato», valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). A questo quadro si aggiunge il continuo calo dei prestiti delle banche al settore privato che, ad ottobre – secondo la Banca d’ Italia – sono diminuiti dell’ 1% (-0,1% i finanziamenti alle famiglie, e -2,9% quelli alle imprese). Una situazione insostenibile, denunciano le associazioni dei consumatori, con il Codacons che chiede di alzare la aliquote Irpef sui redditi sopra i 90 mila euro destinando questo reddito aggiuntivo ad aiutare chi è in difficoltà. Metà delle famiglie deve sopravvivere con meno di 2 mila euro al mese Il 18% non può riscaldare bene la casa e il 12% non può pagarsi alimenti adeguati.

roberto giovannini roma

 

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