Tra coloro che pagano il prezzo più alto dei rincari ci sono gli automobilisti
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fonte:
- Il Messaggero
PERUGIA – Tra coloro che pagano il prezzo più alto dei rincari ci sono gli automobilisti. Oltre a ritrovarsi costi per il carburante cresciuti in un anno del 15,8%, devono fare i conti con rincari di pedaggi autostradali (+7%) e lo spettro di nuovi balzelli che potrebbero gravare sulle strade umbre (vedi raccordo Perugia-Bettolle). Ma tra i costi striscianti che vessano famiglie e possessori di quattro ruote, ci sono le polizze rc auto che in un anno, come da analisi Isvap, sono cresciute del 14% con il premio annuo che, per un 40enne titolare di un’ auto di media cilindrata, sfiora i 500 euro. Quello che è considerato uno dei profili "meno rischiosi" nella mappa degli assicuratori, in provincia di Perugia, a seconda della compagnia, si ritrovano a pagare dai 280 ai 660 euro; dai 260 ai 620 in provincia di Terni. A detta degli stessi esperti del settore, «le tariffe pagate dagli automobilisti del capoluogo umbro restano mediamente care». Secondo un’ analisi realizzata dal centro studi di Confartigianato, in generale i servizi assicurativi in Italia sono cresciuti in un anno del 7,1% rispetto al +3,6% registrato in "area euro". Una "disparità di trattamento" che si riscontra anche tra le realtà locali passando in esame altri servizi. A cominciare dalla tariffa sui rifiuti: basti pensare che, stando al rapporto di CittadinanzAttiva, una stessa famiglia a Perugia paga 265 euro, ovvero 78 euro in più di un omologo nucleo ternano. La querelle sulla Tia parte proprio dal capoluogo umbro dove l’ Adoc ha presentato al comune «formale e legale richiesta di accesso agli atti per ottenere la documentazione necessaria a verificare come viene giustificato l’ aumento del 10% previsto da settembre». «Sospettiamo che sia solo un tentativo di mascherare la non applicabilità dell’ Iva – spiega il presidente regionale Angelo Garofalo – per questo il nostro ufficio legale sta valutando la documentazione acquisita per capire se esiste una motivazione dietro tale rincaro. C’ è anche una valutazione politica da avanzare, basata sull’ inopportunità di rialzo di ogni tipo di tariffa in una fase del genere. Non si possono criticare i pur discutibili provvedimenti nazionali se contestualmente si aumentano tariffe idriche, dei parcheggi e sui rifiuti, e si fanno analisi selvagge dei passi carrabili. La Tosap è stata istituita con una legge nazionale ma l’ applicazione da parte degli enti locali è facoltativa: capiamo la necessità di fare cassa ma occorre valutare anche i bisogni della gente». Il problema di tariffe elevate (per luce e gas ogni anno una famiglia sborsa circa 1.500 euro») porta al collasso le famiglie ma è un problema anche per le imprese, specie le piccole. Costi che tornando allo studio di Confartigianato si configurano come un onere ben più elevato in Italia che nel resto d’ Europa. Dal settore trasporti alla manutenzione di mezzi e automobili, passando per i carburanti, a livello nazionale c’ è stato un aumento del 5,5% con grande variabilità da città a città. «Occorre riflettere su tale aspetto – aggiunge Garofalo – perché le crisi di negozi e artigiani vanno a ripercuotersi inevitabilmente sui più deboli». A cominciare da commesse e apprendisti, ad esempio, che rischiano di perdere il lavoro a causa dei cosiddetti "costi incomprimibili", se non ridimensionando o chiudendo l’ esercizio. E di casi simili se ne registrano quasi quotidianamente, specie nelle maggiori città umbre. L’ alternativa è ripercuotere i costi versati per ottenere certi servizi (dai trasporti all’ energia elettrica, dallo smaltimento dei rifiuti urbani al metano) su prezzi di prodotti e servizi offerti dalle imprese fruitrici. Con tutte le conseguenze che ne derivano per gli acquirenti finali. Per questo il Codacons chiede che «per evitare una nuova ondata di povertà» si intervenga sui prezzi, «riducendoli di almeno il 20%», e sulle tariffe, «bloccandone i rincari per i prossimi 4 anni». Per gli umbri poi l’ onere di certi costi è più pesante se si considera che la regione, dati Istat alla mano, vanta il triste record di salari e stipendi più bassi d’ Italia. «C’ è un aumento di povertà tra le famiglie composte da lavoratori dipendenti e nei nuclei di pensionati – fa notare Angelo Garofalo – ma l’ area critica si è ormai estesa ai colletti bianchi, per questo concordiamo con il blocco delle tariffe e chiediamo che il tema in Umbria sia affrontato congiuntamente in un apposito tavolo regionale contro la crisi».
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