18 Giugno 2004

Totti fuori tre giornate per lo sputo

Totti fuori tre giornate per lo sputo

L`azzurro potrà tornare in campo solamente se l`Italia accederà alle semifinali


LISBONA – La difesa non poteva reggere. Accanirsi nell`elogiare il rimorso di un campione impegnato nel sociale, fargli arretrare il baricentro della propria autostima suggerendogli di chiedere pubblicamente scusa («Non mi riconosco in quello che ho fatto»), parlare di prova-trappola non autorizzata, arrivare ad ipotizzare la scarsa mira del giocatore stesso che ha sì sputato all`avversario danese Poulsen senza però colpirlo in volto (!), non è bastato ad intenerire i «parrucconi» dell`Uefa. Che sono per le linee di principio. E dunque per punire i colpevoli. Il caso Totti è chiuso, alle 13.22 di una vigilia quasi irrazionale la storia dello sputo finisce come si temeva: tre giornate di squalifica.
Gli avvocati Giulia Bongiorno e Mario Galavotti – catapultati a Lisbona dalla Federcalcio dopo una notte passata a scovare cavilli e aggirare ostacoli – hanno esposto davanti alla Commissione Disciplinare una tesi difensiva povera di appigli. Non ha fatto presa neanche quella sulla presunta violazione della privacy per uso di telecamere non autorizzate (nello specifico la tv danese DR) puntate per novanta minuti su un singolo giocatore: «Totti non aveva autorizzato questo tipo di ripresa, accogliere una prova-trappola del genere può creare precedenti pericolosi per il futuro – ha detto la Bongiorno – Le squadre si potrebbero organizzare con telecamere fisse su ogni giocatore avversario e nel corso della partita evidenziare illeciti ed irregolarità che per forza avvengono».

E la condotta antisportiva? Lo sputo resta indifendibile. Ed era la sola certezza «giuridica». La commissione presieduta dallo spagnolo Vilaseca Guasch ha ascoltato per oltre due ore e mezza lo stridere delle unghie sul vetro, accettato le scuse del giocatore, magari si sono anche sentiti «omaggiati» dello sforzo federale teso a ribaltare il match così come del passato illustre degli avvocati (la Bongiorno è stata la legale di Giulio Andreotti, you remember?). Ma il fair-play ha le sue regole. E troppi discorsi non servono. L`autogol era già sentenziato, certificato, pubblicamente registrato. «Chiedo scusa, in quel gesto non mi riconosco. Sono addolorato. Giusto tre giornate? Non lo so» ha detto Totti a sconfitta subita. Aveva lo sguardo triste, gli occhi bassi, si avvicinava alla stanza dei bottoni come lo studente ai «quadri» che sa già di essere stato bocciato. Centinaia di giornalisti lo accerchiavano in un delirio mediatico che metteva paura.

Le attenuanti delle provocazioni non giustificano il gesto di sana incoscienza di un campione che non ha saputo resistere al richiamo della jungla metropolitana e alla vigliacca reazione «mordi e fuggi». L`accusa aveva chiesto quattro giornate di stop. Forse si era voluto «esagerare» per poi dare la sensazione alla difesa di aver ottenuto almeno un buon risultato parziale. Tre turni erano comunque il minimo e il massimo che si potesse strappare. I legali, soddisfatti a metà dello «sconto di pena», non escludono un ricorso. Ma questa è un`altra storia.

Adesso ci si chiede cosa farà «er Pupone» pentito e aggrovigliato dai rimorsi. Tornerà a Roma, si sfilerà le treccine, cambierà scarpini e si metterà in ciabatte? Aspetterà. Dicono che la sua immagine sia stata rovinata per 35 milioni di euro (così reclamano gli sponsor che hanno dovuto combattere anche per la vicenda degli scarpini). Il Codacons, che non perde occasione per farsi pubblicità, lo ha già citato in tribunale chiedendo un risarcimento di 5 milioni di euro per aver danneggiato l`immagine italiana nel mondo, le tv su quello sputo ci hanno costruito degli speciali «appiccicosi».

E mentre la Roma e il suo «tutore» Mazzone parlano di premeditazione, gli amici di Porta Metronia faticano a perdonarlo: «Torna a casa, Francè. E` mejo». La sua Europa è finita. Da campione irresistibile a ragazzaccio indifendibile il passo di Totti è stato breve.

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