Thomas Cook, è crac Missione rimpatrio per 600mila turisti Scatta il ponte aereo
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fonte:
- La Nuova Ferrara
il regno unito si muove per primo con 40 velivoli militari il colosso delle vacanze ha debiti per 1,2 miliardi di sterline
Luigi Grassia«Liquidazione coatta» si legge a grandi caratteri sulla prima pagina del sito web. Adesso è ufficiale: il tour operator Thomas Cook ha dichiarato bancarotta, e il finale d’ estate è diventato un incubo per 600 mila viaggiatori, di tutte le nazionalità, bloccati lontano da casa, a cui bisogna aggiungere il tormento di chi ha sognato e progettato la vacanza per un anno e adesso non potrà più partire perché i biglietti e i voucher che ha pagato sono diventati carta straccia.Peggio è andata ai clienti di Thomas Cook chi si trovavano già all’ estero e hanno scoperto che il loro viaggio era diventato di sola andata: si sentono storie raccapriccianti di turisti praticamente sequestrati in albergo, in qualche Paese non dei più accomodanti, e costretti dalle autorità locali a pagare la vacanza una seconda volta, per saldare i conti non onorati da Thomas Cook. Il campionario delle vessazioni è fantasioso e purtroppo la dimensione mondiale della rete di Cook, che proietta le persone verso lidi lontani e verso sistemi giuridici che non difendono i consumatori, rende difficile tutelare i diritti dei viaggiatori come avverrebbe dentro i confini dei Paesi più evoluti.Gli italianiAdesso bisogna provvedere con mezzi straordinari al ritorno in patria di tutta questa gente, anche usando gli aerei militari, e il Regno Unito è quello che si è messo più d’ impegno per recuperare 150 mila concittadini britannici bloccati all’ estero; saranno impiegati 40 velivoli , e si sente dire che sia la maggiore operazione di sgombero dopo la Seconda guerra mondiale; non sappiamo se questo sia vero, perché in 64 anni sono successe tante cose, dall’ evacuazione dall’ India nel 1947 al recupero dei superstiti dello tsunami nel Sud Est asiatico nel 2004, comunque può darsi che stavolta l’ impegno logistico sia anche superiore a quelle tragedie storiche.Ma quanti sono gli italiani coinvolti? Ieri sera non si sapeva; invece risulta che oltre ai 165 mila britannici siano rimasti bloccati 140 mila tedeschi, 140 mila scandinavi delle varie nazionalità, e 10 mila francesi. Va notato che i francesi sono pochi, perché d’ abitudine si rivolgono a tour operator del loro Paese, ed è ragionevole sperare che gli italiani siano ancora meno, per ragioni analoghe.Comunque, per i nostri connazionali c’ è qualche speranza di ottenere rimborsi o vacanze sostitutive: dall’ associazione di consumatori Codacons ci dicono al telefono che «se il servizio di Thomas Cook è stato acquistato in Italia tramite un’ agenzia di viaggio, un’ agenzia fisica o anche online, l’ agenzia è responsabile e deve farsi carico della perdita economica. Se invece si è comprato direttamente da Thomas Cook non c’ è niente da fare».Anche l’ Unione europea si fa sentire: la commissaria alla Giustizia e ai diritti dei consumatori, Vera Jourova, dice che «si applica a tutti l’ intero spettro dei diritti dell’ Ue: rimborso, possibilità di soluzioni alternative o rimpatrio».la ricapitalizzazioneMa come è scoppiato questo bubbone? Il fatto in sé non è insolito (purtroppo): i fallimenti di tour operator, oppure di compagnie aeree, che lasciano a terra senza preavviso migliaia di persone, costellano la cronaca e la storia del turismo: così è successo con Viaggi del Ventaglio, WindJet, Varig eccetera. Però nel caso di Thomas Cook sorprende la dimensione aziendale: l’ anno scorso il gruppo ha servito 19 milioni di clienti. È oberato da 1,2 miliardi di debiti e 1,1 di valutazioni e nei primi sei mesi del 2019 ha perso 1,5 miliardi. Possibile che nessuno si sia accorto del disastro che si preparava? Forse il mercato aveva una fiducia incrollabile in un’ impresa che esiste dal 1841; si dava per scontato che Cook superasse qualunque crisi. Invece a fronte di un aumento di capitale, che si stata negoziando, di 900 milioni di sterline, una richiesta di 200 milioni da parte di due banche creditrici è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Il governo di Londra non è intervenuto, ritenendo lo sforzo vano; e su questa scelta ha anche pesato la pessima immagine di una Thomas Cook in cui i dirigenti continuavano a premiare se stessi con ricchissimi emolumenti, come capita spesso nelle aziende in crisi. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
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