Terremoto dell’ Aquila, iniziato il processo per la “Grandi rischi”
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fonte:
- Gazzetta del Sud
Roma È cominciato all’ Aquila il processo a carico dei componenti della Commissione Grandi rischi accusati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo in merito al terremoto del 6 aprile 2009: secondo i pm, nella riunione svoltasi una settimana prima della scossa delle 3.32 avrebbero espresso «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico». Dei sette imputati, era presente in aula il solo Bernardo De Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile; contumaci Franco Barberi, presidente vicario della Commissione; Enzo Boschi, all’ epoca presidente dell’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’ Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ ufficio rischio sismico di Protezione civile. «Ritenevo importante esserci – ha spiegato de Bernardinis – perché questa è la mia terra e anche per sottolineare la professionalità e la qualità degli altri pubblici funzionari». E poi: «rifarei le stesse cose? Sì». «Cerchiamo giustizia e basta, applicare le cose per ottenere risultati che la giustizia richiede», ha detto il procuratore capo del capoluogo abruzzese, Alfredo Rossini, prima di entrare in aula. E ai giornalisti che chiedevano un commento sulla circostanza di voler mandare in galera persone che non avevano previsto un terremoto che non si poteva prevedere, ha risposto «A me non risulta». L’ udienza è stata incentrata sulla verifica di ammissibilità delle parti civili: alla fine ne sono «passate» una settantina, cioè quelle che hanno diritto al risarcimento danni, mentre sono rimaste fuori Codacons e associazione Codici. Il processo è stato aggiornato a sabato primo ottobre alle 9 per l’ ammissione delle prove e per sentire i testi del pm: «Non prendete appuntamenti per il pomeriggio, lavoriamo dall’ alba al tramonto». Non escluse udienze, se necessarie, anche di domenica: «Non voglio che il processo duri due anni», ha ammesso il giudice. In ogni caso non ci sarà accorpamento ad un altro filone d’ inchiesta analogo che si trova nella fase delle indagini preliminari. «La commissione Grandi Rischi ha grandi responsabilità, ma non credo sia la sola, ce ne sono a veri livelli, superiori ed inferiori, ad esempio l’ amministrazione comunale». Lo ha detto il dottor Massimo Cinque, uno dei molti familiari delle vittime del terremoto, che ha preso parte ieri mattina alla prima udienza del processo. «Cerchiamo la verità a 360 gradi – ha continuato Cinque che il 6 aprile 2009 ha perso la moglie e due figlie – mi auguro che non finisca tutto a tarallucci e vino, come succede spesso in Italia». Il presidente dell’ associazione 309 martiri, Vincenzo Vittorini, ha parlato di atteggiamento «istrionico» della difesa e si è mostrato però «soddisfatto per il decisionismo del giudice Billi che vuole procedere rapidamente». Il dottor Vittorini ha riservato una battuta anche sulla copertura mediatica del processo: «Ringrazio la stampa internazionale e quella locale, che conoscono le nostre ragioni e si occupano del processo, ma quella nazionale ci sta censurando». Al tribunale dell’ Aquila erano molti i giornalisti nazionali ed internazionali intervenuti per seguire l’ esordio del processo alla commissione Grandi Rischi. Il presidente dell’ associazione vittime della casa dello studente, Antonietta Centofanti, che non ha partecipato all’ udienza, ha chiarito che i familiari delle vittime sono in attesa di conoscere il pronunciamento rispetto all’ ammissione della costituzione parte civile dopo la richiesta di presentare nuove testimonianze alla loro istanza. «Noi crediamo di avere diritto a partecipare al processo – ha spiegato – se i componenti della commissione avessero taciuto, ci sarebbero state meno vittime perchè ci saremmo affidati alla nostra cultura che è quella di lasciare le case dopo le scosse di terremoto. E la sera molte più persone avrebbero lasciato le loro case anzichè essere colpite nel sonno notturno. È successo qualcosa di strano all’ Aquila».
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