Termoli Jet si «arena». Processo da rifare
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fonte:
- Il Tempo
n CAMPOBASSO Termoli-Jet, tutto da rifare. Colpo di scena nella prima udienza del processo a carico dell’ ex governatore Iorio e degli ex assessori Chieffo, Vitagliano, De Matteis, Di Sandro e Picciano. Il giudice monocratico del Tribunale di Campobasso, Gianpiero Scarlato, ha dichiarato nullo il decreto di rinvio a giudizio dei nove imputati (oltre ai politici gli imprenditori Giuseppe e Paolo Larivera e il dirigente regionale Domenico Pollice), chiamati a rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato. La vicenda è quella dell’ acquisto, con fondi pubblici, del catamarano che doveva collegare il Molise alla Croazia. Dopo aver stralciato, per un difetto di notifica, la posizione di Vitagliano, il giudice ha accolto la tesi degli avvocati difensori, per i quali la formulazione del decreto di rinvio a giudizio era da considerarsi lacunosa e imprecisa. Priva degli elementi necessari per individuare con esattezza i reati contestati. Per questo Scarlato ha invitato il Gup Elena Quaranta a specificarli meglio. Contrari si sono detti il Pm Fabio Papa, che ha condotto le indagini, e il Codacons, costituitosi parte civile. La conseguenza è che si allungano i tempi del processo e si accorciano quelli della prescrizione, che arriverà a ottobre. Un processo a orologeria. Segnato. Già nell’ udienza preliminare di febbraio il Gup aveva dichiarato prescritti i reati di abuso d’ ufficio e falso ideologico. Chiedendo l’ avvio del procedimento solo per la truffa aggravata. Ora a rischio anche questa. Perché sono passati otto anni da quando, nel 2005, fu acquistato il catamarano con i fondi dell’ ex articolo 15 per il rilancio produttivo del Molise, dopo il terremoto e l’ alluvione. Costo dell’ operazione 8 milioni di euro. Obiettivo collegare persone, merci e autocarri dalla costa molisana a quella croata. Un’ inchiesta che ruota intorno a una delibera approvata dall’ allora esecutivo regionale. Con cui, è questa la tesi del Pm Papa, i vertici della Regione «procurarono intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità alla società Larivera, in violazione dei principi della concorrenza». Gli amministratori dell’ epoca infatti individuarono l’ azienda come partner privato, «sulla base di inesistenti e false motivazioni di fatto, dirette ad eludere i principi della contrattazione». A bloccare il «matrimonio» tra Regione e Larivera un ricorso al Tar della Snav. Quindi l’ inchiesta della Procura, col fascicolo aperto a Larino e poi trasferito a Campobasso per competenza territoriale. E ora il conto alla rovescia.
carmen sepede
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