Tempi duri attendono le famiglie italiane, soprattutto quelle con più figli ancora in età scolare
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fonte:
- Il Messaggero
Anche se la prima campanella non suonerà prima del 14 settembre, è già arrivata l’ora di preoccuparsi del costo dello shopping scolastico che, quest’anno, sarà più salato che mai. A lanciare l’allarme caro-scuola sono state le associazioni dei consumatori, che hanno fatto una prima ricognizione nei negozi e nelle cartolerie italiane. Secondo Federconsumatori e Adusbef tra libri, astucci, diari, quaderni e chi più ne ha ne metta, le famiglie potrebbero arrivare a sfiorare all’incirca 900 euro a studente. Solo la spesa per i libri si attesterà intorno ai 450 euro, a cui si aggiungeranno quei 250-300 euro per quaderni, album da disegno, penne, matite, colori, ecc. Cifre esorbitanti, queste, soprattutto per chi sceglie kit scolastici griffati. Infatti, a crescere maggiormente con punte tra il 10 e il 16 per cento rispetto al 2008, sono soprattutto i prodotti di marca (zaini, astucci, diari), gettonatissimi tra i ragazzi. Nel frattempo il ministero dell’Istruzione assicura controlli e occhi aperti su tutto il territorio. Fin ad oggi, però, il Miur non ha rilevato sforamenti nei i tetti di spesa fissati. In ogni caso, questo dovrebbe essere l’ultimo anno in cui la spesa per la scuola raggiunge cifre elevate. «Nei prossimi 3 anni, con i nuovi provvedimenti del Ministero, si calcola che le famiglie spenderanno il 30 per cento in meno per l’acquisto dei libri scolastici», assicura il ministero. Tra le novità introdotte il Miur ricorda i tetti di spesa per le scelte dei libri da parte degli insegnanti, obbligati a scegliere testi che non cambieranno per 5 anni nella scuola primaria e per 6 in quella secondaria. «Gli insegnanti – spiega il Miur – devono scegliere libri di testo che abbiano un prezzo inferiore ai tetti di spesa fissati dal ministero. In questo modo si spingono le scuole a fare delle scelte più oculate». Novità importanti ci attendono per i prossimi anni. «Già da quest’anno – dice il Ministero – è stato chiesto agli insegnanti di individuare preferibilmente i libri disponibili, in tutto o in parte, su internet. Dal 2011, invece, il collegio dei docenti dovrà adottare esclusivamente testi utilizzabili nelle versioni online scaricabili da internet o miste (quelle cioè che integrano sezioni digitali e cartacee)». Nel frattempo, stando alle stime dell’Adoc una scuola superiore su due supererà i tetti di spesa per i libri, considerando esclusivamente il primo anno di frequenza. L’esborso medio per il primo anno di liceo dovrebbe essere di 335 euro, il 14,3 per cento in più del tetto medio fissato, per gli istituti tecnici la spesa media sarà superiore del 10,9 per cento e per quelli professionali del 9,2 per cento . Sforamenti anche alle medie dove il primo anno costerà in media 310 euro, l’8,3 per cento in più di quanto previsto dal ministero. Per aggirare il problema e risparmiare qualche euro, le associazioni dei consumatori hanno diffuso qualche piccolo trucchetto da seguire. Il Codacons suggerisce di acquistare libri usati, preferibilmente da altri studenti, ma anche nelle bancarelle o nelle apposite librerie (solitamente si risparmia il 50 per cento del prezzo di copertina), invita le scuole a favorire lo scambio diretto tra studenti consentendo nelle bacheche l’affissione di annunci e organizzando iniziative specifiche, consiglia il ricorso ai libri condivisi con un compagno o ad acquisti all’ingrosso (fatti dalla scuola o da gruppi di genitori). L’Adiconsum chiede, invece, tetti di spesa anche per i cosiddetti libri "consigliati", una strategia che sfrutterebbero alcuni istituti per aggirare i vincoli di spesa imposti e sanzioni vere per le scuole che sforano. Tempi duri anche per i precari della scuola, che oggi in piazza della stazione ad Arezzo, hanno protestato in mutande, improvvisandosi lavavetri. La protesta è stata attuata dopo che a 53 precari aretini è stato consegnato il contratto per l’anno 2009/2010 ed è stato ricordato che lo scorso anno erano oltre 200. Alcuni di loro hanno ricordato che «da 15 anni vanno avanti a contratti annuali e adesso sono fuori e senza alcuna protezione sociale, né cassa integrazione».
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