8 Settembre 2011

Tbc, pronti cinquanta ricorsi cause da 500 mila euro a bimbo

Tbc,pronti cinquanta ricorsi cause da 500 mila euro a bimbo
  Class action del Codacons con le famiglie dei piccoli contagiati

«Mio figlio è nato sano, non ha passato neanche un giorno al nido dove lavorava l’ infermiera, eppure è risultato positivo e potrebbe ammalarsi da un momento all’ altro». Emanuele è uno dei tanti papà che ieri si sono radunati al teatro San Genesio, a Prati, per fare il punto sulle azioni legali che il Codacons ha deciso di intraprendere sul caso. Il risarcimento per ogni bimbo risultato positivo potrebbe arrivare fino a 500mila euro. Si parla di danni biologici (quelli fisici), ma anche morali (il supplizio vissuto) ed esistenziali, ossia la malattia che incide su tutta la vita del piccolo. «Le cifre del risarcimento sono molto variabili ma possono arrivare anche a mezzo milione di euro – ha detto il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – il danno più grave, se provato, è soprattutto quello esistenziale. Bisogna valutare quanto questa situazione abbia rovinato la vita al bambino». Sono circa 50 le famiglie che hanno aderito alla class action. Sette le azioni legali sul caso dell’ infermiera malata di tubercolosi che avrebbe contagiato 122 bimbi tra i 1.415 nati tra gennaio e luglio e sottoposti a test. Ma il periodo di tempo scelto dall’ Unità di coordinamento della Regione per sottoporre i bimbi alle analisi (gennaio-luglio) potrebbe estendersi: ieri un papà ha fatto sapere che il figlio, nato l’ 8 dicembre, è risultato positivo. Due le class action intraprese dal Codacons, una per i piccoli positivi e una per quelli negativi, più una richiesta di risarcimento in sede civile per padri, madri e figli. Sarà intrapresa anche un’ azione collettiva per la posizione differenziata di diverse famiglie mentre una penale riguarda un genitore che ha depositato oggi una dichiarazione di parte offesa. Tre le azioni amministrative: due ricorsi al Tar (per la composizione della commissione di indagine sanitaria e per la richiesta di risarcimento dei danni prodotti dalla stessa Regione e dal Servizio Sanitario nazionale) e una diffida per tutte le Asl del Lazio al fine di sapere se e quanti controlli hanno effettuato negli ultimi 2 anni nei reparti. In particolare l’ associazione contesta al Gemelli «l’ omessa sottoposizione dell’ infermiera alla visita annuale o la superficialità con la quale è stata effettuata». L’ infermiera infatti è risultata positiva in un test del 2005. «La cartella rischi dell’ infermiera – dice il Codacons – avrebbe dovuto prevedere visite con lasso temporale di intervallo ridotte e più approfondite». Quesiti e dubbi che il Codacons potrà rivolgere la Gemelli. «I vertici dell’ ospedale – ha aggiunto Rienzi – si sono detti disponibili a un incontro immediato». L’ associazione ha chiesto alla magistratura di verificare anche «quanti casi di Tbc ci sono stati tra il 2004 e il 2005 al Gemelli, considerando che il marito dell’ infermiera ha affermato che il contagio potrebbe essere avvenuto a causa di un malato ricoverato nella struttura». Rabbia e paura tra i genitori anche per le possibili conseguenze della profilassi a cui i piccoli positivi devono sottoporsi. «Ci hanno detto che può provocare alterazioni al fegato» spiega mamma Federica. «È un incubo e vogliamo giustizia» ripete con forza un’ altra mamma Emanuela Sciamanna. Sale intanto il numero di adesioni al gruppo creato su Facebook «Class action Tbc al nido». «Sono 50 le famiglie che hanno aderito» spiega l’ avvocato mamma Claudia Poscia. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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